Il danese Kölsch è uno dei produttori che più si son messi in mostra nell’ultimo anno, nonchè una delle nuove bandiere della storica etichetta tedesca Kompakt.
Questa raccolta di 13 tracce, alcune vecchie e alcune nuove, è una giusta miscelazione fra house, techno ed elettronica in linea con i paramteri classici della label di Colonia.
Goldfish, il singolo che ha preceduto di qualche mese l’uscita dell’album, All That matters e Felix, sono le tracce più emozionanti e coinvolgenti del disco. Il loro punto di forza sta nella melodia accattivante e nel carisma che serve a prendere in mano le redini del dancefloor, caratteristiche che non sono sfuggite a Dj’s del calibro di Digweed, Cattaneo, Sasha (ha chiuso il suo set al Loveland con All That Matthers pochi giorni fa) e altri big della scena mondiale, che le suonano spesso con grandissima risposta del pubblico .
Opa e Eiswinter mettono in secondo piano le melodie, senza tuttavia abbandonarle, in favore di una ritmica più cattiva e suoni più acidi, a dimostrazione della varietà di soluzioni che l’artista danese sa gestire.
E per finire, citiamo Oma e Zig, dalle tinte più deep, ma sempre nel segno del tipico sound Kompakt.
Le restanti canzoni riepilogano quanto detto sopra e completano l’album al meglio, rendendolo accessibile a tutti i clubbers (e non solo), amanti della qualità e del bel suono.
In conclusione sembra aleggiare intorno a 1977 lo stesso clamore che suscitò l’uscita di Berlin calling, anche se qui restiamo nella nicchia, ma questo disco è stato concepito con lo stesso criterio.
Si tratta di un buon prodotto dalle ottime potenzialità di successo anche commerciale, per cui speriamo che Kolsch non entri in dinamiche più mainstream (per le quali ha già l’alias Rune RK) e che non perda qualità nelle prossime uscite, però ora i fatti sono altri e non resta che godersi l’emozionante ascolto di 1977.
Omar Abdel Karim