Marcel Fengler “Fokus” (Ostgut Ton)

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Meglio esser chiari fin da subito: se cercate una cartolina del Berghain, con la cassa in cemento e l’onda del basso su cui surfare fino all’after, è meglio che vi rivolgiate altrove.
Marcel Fengler per questo suo album di debutto ha deciso infatti di tenersi lontano dal club che lo ha reso celebre, preferendo percorrere una strada meno ovvia.
La prima impressione è quella di trovarsi davanti ad una produzione di stampo inglese dalle armonie intense ed ammiccante al breakbeat.
Il sipario si alza con Break Trough: voci eteree, pad profodissimi ed archi carichi di dramma.
Mayria
è un vortice che investe i tralicci dell’alta tensione, deflagra beats a grappolo ed esibisce con orgoglio le insegne di AFX.
The Stampede è la prima cavalcata in quattro quarti, in cui il ritmo del galoppo è scandito dal telegrafo.
Gli arpeggi anni ’90 di Trespass ipnotizzano mentre salgono sinuosi, e Distant Episode è sound liquido per far galleggiare la mente.
La carica per ballare è innestata da Jaz, deep techno emozionale da sorrisoni commossi e occhiali da sole.
L’eredità ravey Uk torna a manifestarsi in King Of Psi, mentre Sky Pushing suona campane a morto in un mood stile One Night in NYC di The Horrorist.
I filtri lisergici di High Falls accendono il battito spezzato di Dejavu, dove in una dimensione onirica convergono gran parte delle influenze di Marcel presenti nel disco.
Liquid Torso è la lullaby estatica che chiude il cerchio, e ci consegna un artista molto più completo di quello che eravamo abituati a conoscere attraverso i suoi set sfonda-muri, uno dei (purtroppo) pochi produttori capaci di cogliere l’opportunità data dal formato album per sondare nuovi territori ed approfondire linguaggi differenti.

Federico Spadavecchia

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