Il Vinile ci salverà dal Miraggio Digitale?

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Il web è “infestato” di blog per il download gratuito di interi album e singoli in uscita. L’accessibilità della rete ha reso disponibili quantità immani di file mp3, spesso confinati in qualche remoto hard disk ma pur sempre scaricati e diligentemente archiviati.
Il miraggio dell’abbattimento dei costi di produzione attraverso l’eliminazione del supporto fisico da parte delle grandi case discografiche si è rivelato un azzardo.
Solo qualche ora fa, ho letto uno spassosissimo post di FACT Magazine (http://www.factmag.com/2013/07/12/please-stop-sending-us-promo-cds/) con il quale la redazione invitava i vari pr a non recapitare più supporti musicali “fisici” come i CDs al fine di non intasare ulteriormente gli archivi del magazine e di limitarsi all’invio di un semplice link per scaricare il promo.
Nella parte finale del comunicato, la redazione di Fact Magazine fa un primo distinguo, specificando che l’unico supporto “fisico” non tollerato è il “plasticoso” CD. Per i vinili è tutta un’altra storia! Si impegneranno, infatti, ad ascoltare tutti i vinili che arriveranno in redazione.
Ebbene, al di là della simpatica digressione cui ci ha condotto il curioso post di FACT Magazine, la digitalizzazione ormai dilagante della musica ha semplificato molti aspetti ma, allo stesso tempo, non ha garantito i guadagni milionari che molte case discografiche si aspettavano.
Per molti, a tutto discapito dei “poveri” producer e delle piccole label indipendenti. Eppure, la graduale trasformazione del supporto musicale, fisico o digitale che sia, in una sorta di biglietto da visita per incrementare il numero di booking è un processo cominciato ormai da diversi anni e l’incapacità, spesso autolesionista, di alcuni soggetti coinvolti nel processo mi lascia davvero di stucco.
In un paese così arretrato come l’Italia (non dimentichiamo che l’industria culturale rappresenta solo un misero 1% del Prodotto Interno Lordo Nazionale!), non si può certo sperare che non si vada al cinema, non si comprino i libri e si spenda tutto il proprio stipendio in musica. Dico bene? Mi seguite? E allora, mi chiedo: perché sottovalutare così ingenuamente l’aspetto promozionale della questione?
Non sono certo per il download gratuito ad oltranza, ci mancherebbe. Produrre musica ha dei costi, che devono essere necessariamente coperti. Ma non si può certo pensare di essere tutti dei Daft Punk in erba e soprattutto di avere il continuo supporto della propria casa discografica.
Pur rischiando di sembrarvi vetusto, penso che l’unica minima rivalsa del fisico vs il digitale la si possa immaginare con un graduale ritorno al vinile come oggetto e non solo come supporto audio.
Tra le righe del comunicato di Fact Magazine, questa remota possibilità si intravede. E non è certo solo la redazione del magazine a sostenerlo implicitamente.
Per incrementarne le vendite, alcune pionieristiche etichette discografiche indipendenti (come la Planet-Mu di Mike Paradinas), stanno cominciando ad allegare il codice per il download digitale dei pezzi al packaging dei vinili, garantendo in questo modo un interessante oltreché promettente concentrato di usabilità (per esempio sui dispositivi mobili) e collezionismo.

Andypop

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