Forse ai meno attenti il nome Erika in ambito techno suggerirà poco, quindi meglio spiegare subito di chi stiamo parlando.
Erika Sherman è colei che ha preso il posto di Gerald Donald in uno dei suoi molteplici progetti paralleli a Drexciya: Ectomorph, al fianco di Brendan M. Gillen con il quale cogestisce la label Interdimensional Transmissions.
Appassionata di tecnologia fin dall’infanzia, prima ancora di andare alle superiori servendosi di scarti di computer costruisce la propria strumentazione, e gestisce da casa un BBS (un computer che utilizza un software per permettere a utenti esterni di connettersi a esso attraverso la linea telefonica, dando la possibilità di utilizzare funzioni di messaggistica e file sharing centralizzato n.d.r.).
Durante gli anni dell’università a Detroit svolge il ruolo di Dj Jazz e programmatrice della radio scolastica; contemporaneamente viene coinvolta sempre di più nella scena underground locale.
Nonostante lo studio del pianoforte è stato soprattutto grazie alla sua straordinaria capacità di interagire con le macchine che nel 1997 le viene chiesto di entrare a far parte di Ectomorph.
Adesso arriva finalmente il momento del debutto solista.
Per prima cosa ci puoi spiegare come mai hai atteso tutto questo tempo per produrre il tuo primo album solista?
Effettivamente ho lavorato sulle mie teorie ed idee per molti anni, ma ci è voluto del tempo per attuarle, volevo che ogni cosa andasse nel posto giusto!
Rispetto ai tuoi lavori con Ectomorph com’è cambiato il tuo approccio alla musica?
Lavorare in collaborazione è completamente diverso dallo stare in studio da soli. Con gli altri puoi condividere idee, dare e ricevere energia, tutto si muove in direzioni molteplici. Scrivere canzoni in solitudine invece riguarda soltanto il mio stato d’animo e l’universo delle mie macchine per tanto Hexagon Cloud ha un sound molto differente rispetto Ectomorph. Scrivo tutte queste canzoni allo Skypad, e quindi le porto all’Interdimensional Transmissions studio, dove vengono registrate ed ultimate. In una collaborazione si lavora assieme durante la scrittura, è una sensazione diversa che comporta un’approccio diverso.
Sembra molto più straight techno rispetto al passato, un classico sci fi sound in quattro quarti dalla Motor City…
Sono più incline ai beats dritti, tuttavia sto testando delle nuove tracce nei miei live sets completamente diverse.
Il concept dietro Hexagon Cloud è la scienza, dove nasce il tuo interesse per lei? E a proposito cos’è l’Hexagon Cloud?
L’Hexagon Cloud è una coltre di nubi persistente che si trova sul polo nord di Saturno (http://en.wikipedia.org/wiki/Saturn%27s_hexagon).
Cos’è? Un pò di mistero!
Mio padre è uno scienziato, e la scienza ci da una risposta ma la fantascienza ci da centinaia di altre possibilità. Potrebbe essere semplicemente un fenomeno atmosferico, ma forse potrebbe essere un portale o un eleaborato sistema di spionaggio camuffato installato da qualche antica forma d’intelligenza?
Ti costruisci ancora da sola le tue macchine?
Oh sì. Ogni cosa è composta con le mie macchine e controllata con i miei sequencer hardware. Uso il computer quando devo registrare ma non quando compongo. Non mi piace guardare uno schermo mentre sto cercando di divertirmi e comporre/suonare musica. Ricevo vibrazioni migliori dagli oggetti fisici e concentrandomi su feedback visivi.
Cosa ne pensi della rivoluzione digitale?
E’ incredibile quante informazioni sono accessibili da chiunque abbia il tempo di trovarle. Certamente però valutare la qualità di queste informazioni è una sfida, ce ne sono tante di buone quanto di cattive, ed in qualche modo appaiono di poco valore. Crescendo ho lavorato molto duramente per scoprire la musica, mentre adesso basta andare su internet per averla tutta. Una gratificazione instantanea che è forse TROPPO facile!
Ma ciò che è davvero meraviglioso è la facilità estrema della comunicazione. Posso trovare persone sulla mia stessa lunghezza d’onda, creare connessioni e collaborazioni perfino a grande distanza. Abbiamo la libertà di creare qualsiasi cosa vogliamo ed è fantastico!
Qual’è il ruolo della musica elettronica oggi? Sempre raccontare il futuro?
Beh forse dovrebbe essere così, ma spesso non lo è! C’è una certa nostalgia attualmente e la musica elettronica si guarda alle spalle…in realtà sta accadendo a tutta la musica. Io però preferisco guardare al futuro, alle possibilità e concentarmi su cosa potremmo diventare.
Cosa pensi della scena attuale? C’è un nome nuovo che ti piace particolarmente?
Beh io amo la musica punto. Non solo musica elettronica non solo techno e house, non solo la scena dance scene. Ciò che amo del tempo in cui viviamo è che un producer o una band può dedicarsi a qualsiasi stile musicale gli piaccia trovando altre persone con gli stessi gusti capaci di apprezzarli. Come consumatore ho molti outlet da cui scegliere, così tanti modi per scoprire musica, così tanta scelta in ciò che ascolto.
Quali sono per te i 5 dischi che un giovane dovrebbe ascoltare per capire cos’è realmente la musica elettronica?
Ecco 5 album della mia collezione che non invecchieranno mai a prescindere dagli ascolti:
Drexciya 4 (The Unknown Aquazone)
Dick Hyman The Electric Eclectics
White Noise An Electric Storm
Psyche/BFC Elements
Klaus Schulze Timewind
Ok siamo alla fine, per favore raccontaci le tue prossime mosse e dove potremmo incontrarti on stage quest’estate…
Sono reduce da uno show eccezionale al Movement festival a Detroit, ed ora sono nel mezzo della registrazione di nuove tracce che avevo preparato apposta per l’occasione, come follow-up di Hexagon Cloud. Subito dopo ho intenzione di ridefinire il mio live show usando strumenti più piccoli,per essere pronti per FREQ.7 con Claude Young a Detroit. In autunno sarò in tour in Europa ma stiamo ancora lavorando sui dettagli.
Federico Spadavecchia