La Guerra dei Poster: Quando la Comunicazione era Old School

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Da piccolo ero particolarmente affascinato dalla figura di uno zio: basso, tarchiato, ruvido, perennemente con la canotta (già, anche d’inverno).
In realtà si trattava di un prozio, ovvero lo zio di mio padre, ma nelle famiglie numerose di una volta, chi faceva caso all’esatta parentela giuridica? Insomma, questo zio, Ferruccio, faceva il “pittore”.
Ma non dipingeva quadri bensi “stuccava” pareti.
Ho evocato la sua immagine, quella del lavoratore tosto di una volta, ogni qual volta mi sono trovato ad attacchinare poster e manifesti per le serate.
Che c’entra? Ma come che c’entra! Oggi le star della consolle girano con segretaria, ufficio stampa, capo PR, truccatori, truccatrici, stilisti, consigliori ma un tempo, non troppo lontano, molti di loro (quelli late -enta ed over -anta) facevano tutto. Anche gli attacchinatori.
E infondo l’immagine di zio Ferruccio, in piedi sulla scala, con la spatola in mano, intento a passare mani di stucco è la stessa di chi attacchina poster e manifesti per le sue serate.
Ok: per noi si tratta a malapena di stendere un pò di colla o mettere due puntine ma non sottovaluterei il potenziale rivoluzionario dell’attacchinatore, che lo faccia di professione oppure sia un dj DIY. Attacchinare come volantinare (prossimo episodio) sono attività artistiche: richiedono occhio, costanza e rapidità.
Occhio, perchè il tuo manifesto deve svettare sugli altri (puoi mettere nel poster tutto l’oro, le chiappe di fuori ed i caratteri cubitali che ti pare: se la grafica non è ben fatta ed il poster non è ben piazzato, verrà ignorato come Sara Tommasi vestita).
Costanza, perchè quella on the road è una “guerra” all’ultimo poster, dove si riproducono, graficamente, tutte le singolar tenzoni musicali che animano un luogo: promoter di una scena musicale che si fanno la guerra, promoter di diverse scene musicali che si fanno la guerra, proprietari di locali che si fanno la guerra e queste piccole battaglie campali sono testimoniate da muri e bacheche di caffetterie e locali, da mura di cinta, ringhiere, dai meravigliosi pannelli di compensato di cantieri e case abbandonate e chi più ne ha più ne metta.
Però non si pensi sia un mondo dove vige esclusivamente la legge del più forte: c’è ancora cavalleria. Ad esempio, consuetudine vuole, non si coprano eventi non ancora svolti (a meno che non siano la stessa sera del proprio) e si risparmino i poster di eventi no-profit (non fosse altro per ragioni di karma) e possibilmente quelli di “amici”.
Già, nel meraviglioso mondo della comunicazione “on the road” ci si rispetta, eccome se ci si rispetta: uno dei militanti imbrattatori di Amsterdam è anche un mio caro amico e ciò ha significato salvezza (e protezione) per i miei, di poster.
Ehi bello, ho visto la tua grafica per il prossimo evento ma qualche idiota l’aveva coperta. Ho provveduto a fare pulizia”. Questa è fratellanza.
Ma tale romanticismo, però, si infrange contro il nemico pubblico numero uno: le agenzie per la promozione. Li paghi ed attacchinano in luoghi leciti (ma anche illeciti) e divorano come squali tutta la promozione concorrente. Parte del contratto anche se non espressa.
Loro sono gli acerrimi nemici di ogni indipendente, mercenari del poster che hanno dalla loro tempo e locali compiacenti (nella mia città, ad esempio, in diverse caffetterie, bar e coffeeshop non è permesso attaccare poster fuori dallo spazio “legalmente acquistabile”..).
Ma l’attachinatore per vocazione ha anche altre grane (e qui entra in ballo il terzo elemento, la rapidità): non tutti apprezzano la bellezza ed i colori. No. I primi a non apprezzare e non capire quanto bello sia avere una città viva sono quei ragazzi vestiti in divisa. Quelli che assomigliano a guardie giurate. Già, proprio loro. Magari non hanno tutti i torti, magari attacchinare è un pò illegale e allora…e allora bisogna essere rapidi.
Un colpo di pennello (o di spray) uno di scopa e via (ed il corpo del reato sempre in borsa).
A Londra, la squadra “decoro urbano” del comune non perde tempo a tenderti agguati. E’ educata e ti telefona o ti scrive una mail direttamente (li sono esperti, dopo anni di “gatto e topo” con i promoter di rave e squat parties). Tanto la multa si paga online.
Come vedete, quella buon’anima di mio zio Ferruccio era un equilibrista su scale e scalette ma la vita dell’attacchinatore professionista (o del dj attacchinatore) del terzo milennio non è proprio rose e fiori. Il pane tocca sudarselo eccome. Alla faccia di parrucchieri, estetisti e PR delle superstar.

Massimiliano Sfregola

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