I bassi di marca UK hanno due poli, due centri nevralgici negli ultimi decenni, anche storicamente (do you remember trip hop?), Londra ovviamente e Bristol.
A Bristol ha dimora la Tectonic Records, etichetta gestita da Rob Ellis aka Pinch, uno dei più importanti produttori del genere, figura chiave (a dir poco) da un decennio delle vibrazioni sub di matrice UK.
Per la quarta volta , il primo volume è uscito nel 2006, la sua etichetta pubblica Tectonic Plates, compendio degli artisti di casa che finisce per essere precisa fotografia dello stato dell’arte del sound a basse frequenze di Oltremanica. 12 pezzi, al solito, di estrema qualità.
Si parte con Jakes, ed è subito future bass, incalzante e potente, tocca poi a Guido, che se la gioca in territori di broken beat contemporanea; seguono il mid tempo di Sinistarr e Texel ed il viaggio quasi tribale/vocal samples di Decibel.
Le ritmiche, percussive, taglienti, sostenute, paiono essere tratto comune di una ricerca che si allarga (ed a tratti allontana) dal concetto di dubstep, siamo già nel post, specialmente nelle tracce di Kryptic Minds e Mumdance & Logos (con la programmatica “Drum Boss”).
Nella parte finale del disco le atmosfere si rarefanno, si dilatano, seppure sempre scandite da strutture “toste”. Il brano più classico (per modo di dire…) lo propone Steve Digital, mentre più complesse e stratificate sono le tracks di Armour, Acre, Pursuite Grooves e Beneath.
Il quarto volume di casa Tectonic colpisce nel segno, mantenendo la caratteristica dell’etichetta di investigare il suono più deep e profondo, com’era successo nelle raccolte precedenti, più puramente dubstep, che proprio per questo sono degli autentici classici.
Le direzioni sono più varie, in questo caso, e ci raccontano a suon di BPM dove sta andando il Bass sound britannico, o almeno una importante ed intrigante parte di esso.
Cannibal Se-lecter