Dj, speaker e giornalista specializzato in musica elettronica, Andypop si muove da anni nel panorama underground italiano. Attualmente conduce uno show interamente dedicato alla scena Bass Music internazionale sulle frequenze di Radio Popolare Roma (“Bassology”).
Mentre le consolle di tutto il mondo si trasformano, ricoprendosi di luci intermittenti e svuotandosi quasi completamente dei vecchi e pesanti giradischi, la scena clubbing internazionale sembra essere assolutamente indifferente al ricambio generazionale e tecnologico dietro al banco mixer.
Si continua a ballare, senza fare particolare attenzione agli strumenti utilizzati dal DJ.
Ricordo i primi anni ’90, quando le consolle dei più grandi eventi underground erano davvero sconfinate. Mi fermavo ore a studiarle attentamente. La stessa attenzione che prestavo nel “fotografare” i gesti e le calibrate movenze del dj di turno.
Cercavo di leggere cosa ci fosse scritto sull’anonima copertina di quel disco, memorizzando qualcosa che, forse, neppure lontanamente si sarebbe mai avvicinato al nome del produttore che l’aveva realizzato. Eppure, c’era un certo fascino dietro a questa spasmodica ricerca del pezzo che avrebbe rivoluzionato la mia borsa di dischi!
Pur essendo ancora oggi un insaziabile divoratore di dischi in vinile, ho l’onestà intellettuale di riconoscere i grandi vantaggi introdotti dal digitale. Conoscendo personalmente vecchie guardie della scena dance mondiale ed avendo assistito al loro graduale abbandono del vinile per il più comodo e leggero CD (o Tracktor, serato e simili), non posso certamente biasimarle.
Dj abituati a suonare in ogni angolo del globo e costretti a vivere praticamente in aeroporto, non avrebbero certo potuto esimersi dall’abbracciare completamente le semplificazioni introdotte dalla tecnologia.
Se non vi fossero i semplici, economici e leggeri file mp3, anche Bassology, il mio amatissimo show radiofonico, che conduco il venerdì sera su Radio Popolare Roma (23:35 – 00:30), non sarebbe praticamente realizzabile. Sarebbe senza alcun dubbio impossibile reperire tutto il materiale audio che settimanalmente propongo durante lo show e soprattutto sarebbe impensabile fornire agli ascoltatori uno spettro d’azione così vasto e differenziato.
Lo ammetto: anche io sono vittima della semplificazione introdotta dal digitale ma, a differenza di molti, non ho mai preteso che tutto ciò che mi ha preceduto dovesse finire nel dimenticatoio.
Esiste infatti, una frangia molto agguerrita di nuovi cultori della musica dance che sostiene non solo che il vinile sia un supporto superato (e fin qui posso anche essere d’accordo) ma, anche e soprattutto, la sua attuale inutilità, sottovalutando un aspetto a mio avviso indispensabile per la comprensione del fenomeno clubbing nella sua interezza. Quello culturale.
Non ho mai sopportato l’approccio revivalistico al vinile che si sta facendo strada in questi ultimi anni (“Salviamo Il Vinile”, “Comprate il Vinile” o cose del genere).
Chi apprezza il vinile sa perfettamente che il suo fascino è soprattutto nella cultura musicale incisa nei suoi solchi. Ne più, né meno. Quando cominceremo a rispettarlo per quello che ha rappresentato e potrebbe ancora rappresentare, non avremo più alcun problema ad approcciarci al digitale e non rischieremo in nessun modo di farlo scomparire per sempre.
Andypop