Joe Nice: La Sperimentazione è la Linfa del Dubstep

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Baltimora la Croydon degli States? Magari il paragone è azzardato ma Joe Nice, il pioniere del Dubstep a stelle e strisce (non i gorgoglii di Skrillex ma lo stile “rough n tough” certificato da Sub.Fm per capirci..) viene proprio da li, prima di decidere nel 2003 che era ora di traghettare quel sound scuro, ed oscuro per gli States, che stava facendo impazzire mezza Europa. E cosi nasce Joe Nice, un dj tecnicamente straordinario, un maniacale ed ossessivo frontman di presenza che infiamma il pubblico senza microfono e senza MC.. Suona solo vinili in copia unica, parla molto ed il suo stage si trasforma, di volta in volta, in un tempio votato all’ordine ed alla precisione geometrica. Primo vinile del suo set, sempre a destra e sempre, rigorosamente, un omaggio alle sonorità black americane degli anni ’70 o ’80.

Com’è iniziata la tua carriera da dj? Cosa seguivi prima del Dubstep?
Ho suonato nei fine settimana per anni, accettando gigs un pò ovunque si presentasse l’opportunità. Sei anni fa, decisi di fare il grande passo e trasformare la musica nella mia attività principale. E ti dirò: non è stata una scelta che rimpiango. Lo stile di vita associato al musicista a tempo pieno è molto diverso rispetto a quello della media della gente, quel diverso che cercavo da tempo.
Il tuo setup da dj, ruota intorno ad un’enorme collezione di vinili in copia unica (dubplates): come hai iniziato questa preziosa collezione? Racconta ai lettori di Frequencies come nasce un archivio “esclusivo” nel vero senso della parola: ricevi i file in digitale? Avanzi specifiche richieste per la stampa dell’acetato? Si tratta di copie “uniche” come gli “specials” della tradizione giamaicana dei soundsystems?

Iniziai diversi anni fa: producers quali Plastician, Distance e Mala mi mandavano delle tracce ed io fin da allora, scelsi di stamparle in vinile. 12 anni fa molti producers “tagliavano” dubplates ma oggi è certamente più semplice masterizzarle su CD. Ognuno fa, ovviamente, ciò che vuole ma io preferisco i vinili. I file che ricevo sono già pronti ed a Trunstyle Records, il service a cui mi rivolgo, non devono far altro che “tagliarli”. Molto semplice. Si, io suono solo vinile, no digitale. E’ “dub”step il mio sound, no? Anni fa (ed ora)il dub si suonava su dub plates ed essendo il dub musica pensata per i soundsystem il dubstep, sua filiazione, dovrebbe seguirne un pò le orme. C’è una sottile linea che unisce dub e dubstep e ciò che cerco di fare io è di mantenerla viva.

Cosa ne pensi del tramonto del “dubstep delle origini”: diversi dj europei, tra i quali Rusko e Skream, hanno annunciato ufficialmente di aver ‘chiuso’ con il dubstep e di essersi indirizzati verso altre sonorità, mentre altri, Mala per esempio, stanno sperimentanto altre influenze per ridare linfa vitale ad un genere sulla scena da oltre un decennio. Le sonorità scure hanno ancora qualcosa da dire negli anni ’10 del III millennio oppure bisognerà attendere il prossimo “revival” per un ritorno massiccio di creatività?
La sperimentazione è la linfa vitale del dubstep ed è assolutamente in linea con la filosofia di questo sound il lavoro che Mala sta realizzando, allontanandosi , in un certo senso. Altri, quali Rusko o Skream, hanno scelto di sperimentare la loro creatività avventurandosi su altri percorsi, distanti dal dubstep. Ben lecito, sia chiaro, perchè i cambiamenti, nella vita e per uno stile musicale sono un fattore importante di crescita. Non colgo interamente il tuo riferimento al dubstep “old school”. Se ti riferisci alla combinazione: bassi, pace ed atmosfere, ne trovi in abbondanza, in giro…decisamente! Il “low-end” non si è mai eclissato, semplicemente ora divide il palco con altri suoni/stili. Ma infondo c’è posto per tutti.
Come è stato accolto, dalla scena americana, il fenomeno Dubstep: ha ottenuto immediatamente grande popolarità o ha dovuto lottare per raggiungere la vetta?
Domanda interessante…Nella prima parte della domanda parli di “underground”, quindi ti riferisci a “successo”. Il termine popolarità, nella sua abbreviazione  diventa “pop”. Pop è uguale a “mainstream” ed “underground” non può certo stare dove sta il “mainstream”. Il Dubstep, secondo me, è sempre stato un genere underground e l’undrground, per diffondersi e costruire la propria scena di appassionati, impiega sempre del tempo. Il Dubstep è in giro ormai da un decennio e non accenna a smorzare la sua corsa verso l’alto; in fondo, il momento in cui si attraversa la frontiera tra pop ed underground, diventa molto difficile poi, tornare indietro.

Parliamo un pò della scena “Bass” negli States, rispetto a quella europea: quali differenze ritrovi?
Altra domanda molto interessante: Dubstep è certamente Bass Music ma non tutta la Bass Music è Dubstep…Quindi non saprei dirti cosa accade in quell’universo sconfinato che esce dalla scena Dubstep che da sola, mi occupa già abbastanza tempo…Il Dubstep, negli States, sta crescendo molto nonostante la crowd sia più affine a sonorità più dure. Ora anche il deep, sta trovando un suo pubblico ed una sua scena solida; in Europa partite “avvantaggiati” perchè il Dubstep poggia su una solida cultura dei Soundsystem che noi, negli States, non abbiamo. Il risultato è che i sound dei club europei suonano in maniera semplicemente perfetta. Abbiamo dei sound e dei club eccellenti anche negli States ma i vostri sono, al momento, il massimo che si possa chiedere.
Dj “lineare” innamorato dell’analogico: quale rapporto hai con la musica digitale e con la tecnologia che ha, ormai, assorbito gran parte della dj culture?

Nulla in contrario con la musica digitale e con la tecnologia, figuriamoci.
Però preferisco l’analogico; il digitale è una sequenza binaria che lascia poco spazio all’interpretazione e all’improvvisazione. E’ un processo freddo e clinico. L’analogico invece è organico e lascia spazio di manovra. Il suono è caldo e secondo me lo senti addosso, non solo nelle orecchie..
Joe Nice ed i suoi piani per il futuro…

Gigs ed altre gigs. E magari un’etichetta. Produzioni, perchè no…ma altri show e la label sono i miei obiettivi in cima alla lista.

Massimiliano Sfregola

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