Eclipse Music: oltre il dancefloor e la dub techno

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Francesco Stella è di Torino, si occupa di video produzione, è fidanzato con una brava ragazza e possiede un cane dolcissimo che sembra di pezza. Insomma è quel genere di persona che saluta quando entra in un panificio affollato, aiuta la vecchietta del terzo piano a portare la spesa e torna con calma in cantina a torturare sadicamente le sue vittime.
In verità la perversione di Francesco è assai peggiore, sì perchè già decidere di gestire un’etichetta di musica elettronica in questo momento ultra complicato è segno di squilibrio, ma per impostare unicamente il proprio lavoro sulla produzione di musica di qualità, che mira a lasciare un segno nel tempo piuttosto che nelle charts, ci vuole una mente deviata!
Battute a parte, il percorso della Eclipse Music è come una sessione di trekking in alta montagna, più è difficile e più da soddisfazione raggiungere la vetta. L’aria rarefatta è un riverbero dub, il panorama è nitido come solo un disco ambient può essere.
Decoside, passEnger, Code 0066, Weight And Treble, Emanuele Pertoldi sono solo alcuni dei talenti made in Italy supportati dalla label, un processo di ricerca che ha stimolato l’interesse di pezzi grossi come per esempio Atheus e Brendon Moeller.
Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio questa realtà.

Che ne dici di iniziare col raccontarci com’è nato il progetto Eclipse Music?

Innanzitutto grazie per lo spazio dedicatomi. Dunque, Eclipse nasce sostanzialmente dalla necessità di trovare un piccolo spazio personale dove dare sfogo alla creatività. Questo processo è avvenuto in maniera del tutto naturale in seguito alle mie esperienze come DJ e alla passione per il collezionismo di dischi. All’inizio doveva essere un progetto nato per dare spazio alle mie produzioni, poi visto i miei impegni e all’impossibilità di dedicare tempo alla mia musica, non ho voluto tergiversare ulteriormente e ho iniziato il percorso con l’obiettivo di pubblicare musica di giovani produttori che avessero una visione comune alla mia. è un progetto che non ha nessuna ambizione particolare se non quella di lasciare un segno nel tempo.

Tu per anni sei stato anche Dj, cosa ti ha spinto a prediligere l’attività discografica piuttosto che quella ai piatti?

A dire il vero mi sento ancora un DJ, è un lavoro che amo profondamente ma che non ho più avuto occasione di svolgere in seguito allo scioglimento dell’organizzazione che mi ha permesso di farlo per svariati anni la Daisy Tribe. Era da tempo che avevo in mente di aprire un’etichetta e questo sfortunatamente è avvenuto con il mio allontanamento dalla consolle. Fare il DJ è un lavoro che assorbe tantissime energie specialmente oggi che devi essere anche un po’ manager factotum. A ogni modo, continuo a selezionare musica occasionalmente in serate super selezionate come dagli amici di Stereo (Torino) che colgo l’occasione per salutare.



Per quanto sia sempre limitante fare stretti riferimenti ai generi musicali, la Eclipse Music è soprattutto sinonimo di atmosfere deep con una netta predilezione per l’ambient e la dub techno. In cosa si caratterizza la vostra esplorazione sonora?

Penso che Eclipse non sia un’etichetta legata a un genere in particolare, ho pubblicato svariati tipi di musica dalla Detroit Techno ai suoni più Deep e Dub con qualche parentesi Ambient. Tramite la sublabel Black Sunshine ho pubblicato anche qualche disco House di stampo più americano con atmosfere deep e jazzy. Forse di tutto il catalogo hanno colpito di più le cose Dub Techno grazie anche al fatto che nell’ultimo decennio è stato un suono ritrovato che ha colpito maggiormente l’immaginario di molte persone. Il comune denominatore rimane l’atmosfera dark e il suono profondo. Da quando ho iniziato ho sempre tenuto a mente come obiettivo quello di prediligere suoni lontani dall’estetica del dancefloor questo anche perché in tanti anni di clubbing, mi hanno sempre affascinato i momenti successivi alla serata di club quelli dove si andava ad ascoltare musica diversa che fosse un after party oppure un ritrovo a casa di amici. E così non avendo più la voglia di degenerare, sfogo questa necessità traendo ispirazione da quei momenti passati.

A proposito di dub techno, possiamo dire che sostanzialmente dopo la Basic Channel è diventata più che altro una questione di ricerca stilistica?

Personalmente trovo che il genere sia morto da tempo, continuano ad esserci produttori degni di nota ma alla fine è stato un fenomeno depredato della sua naturalezza. E’ difficile trovare musica spontanea parlando di Dub Techno. Penso che gli unici due produttori che abbiano lasciato un segno dopo la Basic Channel siano stati Rod Modell e Atheus. Noi nel nostro piccolo abbiamo dato un contributo con Decoside, Code 0066 e lo stesso Atheus che sono stati tutti recepiti come sinonimo di qualità. Il grosso problema della Dub Techno è che per troppo tempo buona parte dei produttori che si sono avvicinati a questo stile lo hanno fatto con l’approccio sbagliato, quello di emulare piuttosto di creare.



Come preferisci muoverti per scovare i nomi adatti alla tua label?

Non utilizzo una precisa strategia. Ultimamente la maggior parte delle cose che ho pubblicato sono state prodotte da artisti che mi sono stati segnalati da appassionati di musica e colgo l’occasione per citare e ringraziare l’amico Paolo Belli, il quale si è prodigato negli ultimi anni nel ricoprire un vero e proprio ruolo di AR per l’etichetta. Comunque, ogni giorno mi arrivano decine di demo e proposte da svariati artisti in giro per il mondo, questo aspetto purtroppo è diventato davvero difficile da gestire e quindi per me è più facile attingere da un giro di stretti contatti e persone con la mia stessa passione e un’ottima sensibilità artistica.

Uno dei grandi pregi di Eclipse è il puntare su talenti di casa nostra, quanto paga questa politica?

Eclipse è una realtà profondamente legata al proprio territorio. Il Piemonte è una regione di grandissima espressione artistica. Qui i talenti sui quali puntare sono molti. Purtroppo a malincuore è una politica che non paga. Qui a Torino quello che conta è portare gente per riempire i locali, questo sfortunatamente è un aspetto che mette in secondo piano la musica. I miei artisti fanno fatica ad imporsi sulla scena locale perché innanzitutto non sono PR, e poi perché stilisticamente parlando prendono le distanze dalle mode del momento. Anche i due grossi festival di musica elettronica che si organizzano a Torino, sembrano curarsi poco delle realtà cittadine preferendo di più l’aspetto esterofilo oppure come nel caso di Club To Club, festival che mi appassiona tantissimo, si predilige una forte componente intellettuale e questo nonostante la qualità della proposta culturale sposta l’attenzione su altri aspetti oltre la musica.

Un altro dato interessante è che a differenza della stragrande maggioranza delle altre etichette dance/elettroniche vi dedicate parecchio agli album, qual è il motivo di questa scelta?

Forse perché proponendo un genere più adatto all’ascolto gli artisti hanno più possibilità espressive tramite la realizzazione di un album. Se penso che una traccia possa avere del potenziale in termini di ballo allora decido di stampare anche singoli in vinile. Ad ogni modo gli album realizzati al momento sono solo due ovvero 53 Minutes di Code 0066 e The Shade’s Journey di S/EXP mentre i primi due Syzygy e Reload di Decoside sono delle raccolte.

Come giudichi il mercato oggi? Il digitale è davvero l’origine di ogni male?

Non penso assolutamente che il digitale sia un male e tanto meno mi schiero a favore della politica “Vinyl Only“. Se scelgo di pubblicare su supporto fisico che siano CD o dischi, lo faccio solo per una questione di cuore e comunque alla fine ho fatto in modo che l’intero catalogo Eclipse fosse disponibile anche in digitale. Tutta questa polemica sterile su analogico/digitale fa solo parte di un modo di ragionare ottuso e conservatore che non mi appartiene. Ormai non possiamo prescindere dalla realtà odierna.

Attualmente la distribuzione pare essere in mano ad ex negozianti (da Clone all’ultimo a trasformarsi Decks Records), cosa ne pensi? Ci sanno fare sul serio?

Con il fallimento della grande distribuzione, tornano ad essere protagonisti i negozi specializzati e quelli come Decks o Clone emergono su tutti per la capacità che hanno avuto nel saper superare i momenti difficili. Poi è un discorso legato solo all’Europa. In Giappone dove Eclipse va fortissimo, la grande distribuzione gode ancora di ottima salute, basti pensare che i nostri ultimi album che sono stati stampati in 300/400 copie, la maggior parte di esse viene venduta in Giappone in posti come Tower Records o HMV.



Anche per quel che riguarda la promozione non mancano i problemi, qual è la difficoltà più ricorrente per un’etichetta come Eclipse che pur vantando un catalogo invidiabile non riesce ad imporsi come meriterebbe?

La promozione è un aspetto vitale per un’ etichetta discografica ed è un aspetto difficile da seguire se dietro alla stessa etichetta lavora una sola persona come nel mio caso. Affidarsi ad una agenzia di promozione diventa un passaggio obbligatorio se si vuole catturare l’attenzione dei media. Certo è un servizio molto costoso e la tentazione di tenersi i soldi e investirli in altre cose è tanta, ma alla fine sembra sia diventato sempre più difficile ottenere qualche recensione o visibilità per l’artista e il lavoro da svolgere è imponente. Rimane il fatto che non deve essere per forza necessario inseguire a tutti i costi una visibilità importante, però, se si investono soldi per realizzare progetti che nel caso di un etichetta hanno a che fare con quantità di dischi piccole o grandi che siano, diventa fondamentale vendere le copie necessarie per rientrare dei soldi e magari avere disponibilità liquide da reinvestire quindi diciamo che tutte le visioni di incanto iniziali si vanno un po’ a perdere strada facendo.

A cosa state lavorando e a chi/cosa dovremmo prestare bene attenzione:

Ottima domanda! vorrei intanto annunciare che sono disponibili in questi giorni due uscite: il ritorno tanto atteso di passEnger con un nuovo EP su vinile intitolato Chord Abuse, composto da due tracce sue originali accompagnate da un remix di Stephen Brown. Poi abbiamo pubblicato il primo album di Emanuele Pertoldi sotto il moniker di S/EXP intitolato The Shade’s Journey, un piccolo gioiello di pura deep techno alternata ad intermezzi ambient. A seguire un gustosissimo progetto su doppio vinile firmato Weight And Treble con la collaborazione di MC Sensational di Brooklyn con i remixes di Beat Pharmacy, Rob.Bardini e Sonitus Eco. Ne vado molto fiero prima di tutto per la stima che ho nei confronti degli artisti coinvolti e poi, perché si tratta di un genere ibrido tra dub elettronico di stampo giamaicano con fraseggi rap, insomma si da spazio a forme musicali poco conosciute. Dopo queste uscite ci prepariamo ad un vero e proprio cambiamento pubblicando gli album di esordio di due artisti provenienti dalla prolifica terra veneta Healing Force Project e Mace., preceduti da due EP che vedranno la luce a giugno 2013. Si tratterà di due progetti molto diversi dal solito suono proposto dalla label nei quali si distingueranno sonorità sperimentali con influenze jazz, dark ed elettronica anni 70.

Federico Spadavecchia

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