Il Fire è il classico locale insospettabile: situato in uno degli ex docks a Vauxhall, due fermate di metro da Westminister, è un contenitore che ospita parties di vario genere da Skream a Digweed. Insomma a prima vista un posto come tanti.
Tuttavia in questa domenica di Pasqua, dietro a quella serranda riconoscibile solo per il grande neon luminoso, si avverte una strana tensione.
La breve coda all’ingresso è un ulteriore tentativo di depistaggio perchè, una volta entrati, la verità seppellisce ogni dubbio sotto una tonnellata di decibel: una massa informe di clubbers esaltati sta sollevando una vampata di calore così forte da rendere arduo avvicinarsi alla pista!
Lost, il festone techno organizzato da Sheree Rashit e Steve Bicknell, stanotte ha come grande protagonista lo sciamano di Detroit Jeff Mills.
Ma prima di dedicarci anima e (hard)core (cit.) a The Wizard ci sono un paio di nomi molto importanti con cui misurarsi, il primo dei quali è Moritz Von Oswald.
Dopo l’ictus che lo ha colpito qualche anno fà, il fondatore della Basic Channel si è esibito sempre in gruppo, con il Trio o insieme a Craig e Tristano, perciò trovarlo in solitaria è una cosa abbastanza rara da non lasciarsi sfuggire.
Nonostante continui praticamente ad avere immobilizzato il braccio sinistro, il genio berlinese sciorina classe e poesia dubtech attraverso un ibrido dj set/live con Ableton.
Altra formazione storica in scaletta sono i Plaid, purtroppo solo in dj set: Ed ed Andy si alternano ai piatti e computer tra idm e techno per mezz’ora ciascuno.
Troppo discontinui per non sentire il richiamo della Motor City e correre al cospetto dell’ex UR.
Lo show proposto da Mills è Something in the Sky, l’ultimo dei suoi progetti finalmente in versione definitiva.
La parte video della performance consiste nella proiezione di diapositive su di un pannello alle spalle dell’artista attraverso un velo davanti alla consolle.
A differenza della passata ricerca spaziale (X-102) in questo caso il cielo si osserva da terra ad occhio nudo con in mano la più semplice delle macchine fotografiche, prestandosi anche ad eventuali ironie causate dalla sovrapposizione di immagini durante lo sviluppo: un bottone caduto sul negativo diventa un discovolante, bombardieri della seconda guerra mondiale appaiono sopra le piramidi egizie.
La musica invece è priva di ogni ilarità. Il tono solenne e marziale rimanda al periodo militante di Underground Resistence, ed i quattro cdj spingono legioni di bleeps al fronte. La selezione comprende quasi unicamente produzioni proprie.
Quel lungo tunnel che è il dancefloor si è fatto rovente, basta il primo colpo di cassa, ancora nel mix, di The Bells perchè si crei un’onda umana che annienta ogni equilibrio.
Jeff è in controllo: per quattro ore afferma la sua superiorità a dispetto della presenza ascetica, per cui verrebbe naturale crederlo un filosofo piuttosto che un generale in battaglia.
Dopo la techno europea sembra che anche la madre americana stia tornando a farsi grande nutrendosi di oscurità.
Federico Spadavecchia