Viste le polemiche dei giorni scorsi sulle pagine di Vice Italia non potevamo scegliere weekend migliore per andare a Milano.
Tranquilli niente situazioni à la page o mega carrozzoni, ma il party organizzato da S/V/N/ (si legge Savana) era un’ottima occasione per rendersi conto in prima persona di come stanno realmente le cose.
Lo staff capitanato da Gaetano Scippa e Luxa Neoma non è certo una novità per chi bazzica negli ambienti dell’avangurdia elettronica cittadina, ma quando a dicembre hanno deciso di scommettere sulla ex casa discografica abbandonata CGD (la Compagnia Generale del Disco fondata nel 1948 da Teddy Reno) portando un Andy Stott fresco di hype da album il suo nome ha acquistato di colpo un bel pò di chili.
La struttura, situata nell’area ex industriale di Mecenate, mette a disposizione un bellissimo auditorium, un tempo utilizzato per i provini dei cantanti, ed un’altra sala. Il tutto è gestito da Buka che vi tiene una serata al mese.
La riqualificazione degli spazi urbani per organizzare e coordinare eventi culturali è un tema che dovrebbe essere a cuore di tutti ma che troppo spesso, per non dire sempre, nel nostro Paese significa trovarsi a fare i conti con speculazioni edilizie, rischieste da strozzinaggio e tonnellate di burocrazia.
Parliamoci chiaro, anche all’estero non è che ora come ora facciano i salti di gioia (vedere la fine del Tacheles nella tanto osannata Berlino o degli squat olandesi e inglesi) ma in ogni caso si cerca di arrivare ad una medizione, non solo perchè da quelle parti la classe politica è più sensibile ai problemi dei giovani, ma anche e principalmente perchè se ne intuisce il potenziale business.
Detto questo ai ragazzi di S/V/N/ piace puntare forte e rilanciano portando due pesi massimi: i Demdike Stare e Dj Pete aka Substance.
Per chi viene da fuori non è semplicissimo raggiungere la location, ma una volta arrivati alla fine del labirinto la fatica è ben ripagata: il Salotto Volante nelle sue tinte rosse rimanda alla fossa a spirale dell’inferno dantesco, ed è finalmente possibile godere di un luogo studiato per ascoltare la musica con un’acustica quasi perfetta. Non stupisce che attualmente la Buka sia il miglior club di Milano e di conseguenza il più richiesto.
A sorprendere però è il pubblico: un evento del genere di solito corre il rischio di essere o la riunione dei classici tre fans/amici oppure di venire preso d’assedio da un’orda isterica di hipster, invece ad accorrere in massa è una folla di ragazzi e ragazze normali carichi di voglia di divertirsi scoprendo suoni e posti nuovi.
I Demdike Stare sono la punta di diamante della Modern Love, il loro universo racchiude atmosfere da cinema horror italiano anni ’70, un punto fermo anche nei visual, e una ricerca di profondità dub che raggiunge gli abissi più nascosti della nostra anima. La seduzione della paranoia.
E se Lucifero si muove nel punto più basso dell’Ade è dall’alto che arriva la benevola salvezza, anche se per ottenerla bisogna attraversare la strada del martirio: Pete non vende indulgenze, in quanto Cardinale della Basic Channel diffonde il verbo Techno con tutto il vigore di cui è capace.
La sua selezione è potente, geometrica, concreta come le molteplici sfumature della società post industriale.
In mezzo alla pista sembra di stare nella pancia di un reattore nucleare, fortuna che c’è un’area chillout con i cuscini perchè, anche a causa dei laser e delle strobo un pò aggressivi, l’auditorium sembrava ormai muoversi di sua volontà!
La festa si chiude con il set del bravo resident Modz Wayne e il ricordo festoso early rave dei padroni di casa Annibale, Saltalamacchia e Discontinuo.
Situazioni come S/V/N/ e Buka dimostrano che un altro clubbing, basato sullo stare insieme e l’arte e non esclusivamente sui soldi, è possibile anche se, come abbiamo avuto modo di constatare su e giù per lo Stivale, sono i piccoli, ma solo per dimensione, a fare la differenza nonostante le mille difficoltà di un sistema ostile ed il pericolo di rimetterci ogni volta i propri risparmi. Cercate nel vocabolario alla voce Passione.
Federico Spadavecchia