Non provate a chiamare la loro musica “industriale”. I Test Dept., in diciassette anni di rumorosa carriera (1981-1998), hanno sempre rifiutato ostinatamente di venire rinchiusi in qualsiasi genere. Nell’edizione italiana del Manuale di Cultura Industriale (a cura delle Ed. Shake) rispondono: «No, il “movimento industriale” è una cosa inventata dai media e non vi abbiamo mai appartenuto. […] Allora nel movimento “industriale” veniva compreso chiunque facesse cose diverse dall’ordinario, usasse suoni strani, ma non è mai stata la nostra storia, non abbiamo mai fatto parte di nessun “gruppo”, perché quello che facciamo è solo quello che facciamo. […] L’ultimo pezzo che abbiamo suonato stasera dice: “Respingi le etichette, le identità, le convenzioni, il conformismo, le definizioni e i nomi”».
I gruppi e gli artisti seminali, si sa, non diventano tali copiando chi li ha preceduti o cercando di conformarsi a qualcosa che già esiste, e così fu anche per i Test Dept., quartetto nato nel dissestato sud-est di Londra nel tardo 1981 e formato da disoccupati in cerca di uno sbocco creativo per la loro rabbia ed il loro dissenso.
L’idea di utilizzare spranghe, lamiere, scarti industriali e pezzi meccanici prelevati da discariche e fabbriche abbandonate non nacque da intenti estetici o ideologici, ma per semplici questioni economiche: non c’erano soldi per comprare o affittare strumenti convenzionali. Eppure, ben pochi altri hanno incarnato alla perfezione l’idea di “musica industriale” quanto i Test Dept. Talvolta si legge che il gruppo sarebbe nato ispirandosi agli Einstürzende Neubauten, ma si tratta di un’enorme falsità: nel 1981 nessuno aveva ancora mai sentito parlare della band berlinese al di fuori dei confini nazionali.
Ben presto alle percussioni metalliche autocostruite si affiancarono nastri e rozzi sintetizzatori, creando un sound marziale, denso e potente. I concerti dei primi anni di attività erano dei veri e propri happening, situazioni al di fuori della legalità come l’occupazione di due archi ferroviari a Londra che risultò in cariche della polizia e successivo arresto dei presenti, Test Dept. compresi. Oggi un evento del genere lo chiameremmo rave.
I loro tour successivi toccarono l’intera Europa, compreso l’allora blocco sovietico, nel quale furono la prima ed unica band occidentale a ricevere l’autorizzazione per esibirsi.
Le prime testimonianze discografiche sono rappresentate da cassette autoprodotte, per lo più registrate dal vivo: The Strength of Metal in Motion e Ecstasy Under Duress (quest’ultima ristampata in cd) ben testimoniano l’impeto furioso del gruppo londinese.
Fu la Some Bizarre dello scaltro e spregiudicato Stevo, all’epoca etichetta indipendente britannica per eccellenza assieme alla Mute di Daniel Miller, a far esordire i Test Dept. su vinile, prima con il potente 12” EP Compulsion e, successivamente, con il doppio 12” Beating The Retreat, pubblicato in un lussuoso box.
Queste registrazioni in studio mostrano lati diversi del loro sound: alle cavalcate ritmiche e militanti si affiancano escursioni ambientali ed inserti di strumentazione classica.
Nel 1985 il quartetto ebbe l’occasione di concretizzare la propria vena politica antagonista prendendo parte attiva al grande sciopero indetto dai minatori del Sud Galles contro le politiche del governo Thatcher, suonando per raccogliere fondi e registrando, con il coro dei lavoratori in protesta, l’album Shoulder To Shoulder.
Da qui in poi la musica dei Test Dept. si aprì sempre di più all’elettronica ed ai campionatori, con il capolavoro The Unacceptable Face of Freedom che rappresenta il compromesso perfetto fra le nascenti ritmiche della techno e l’attitudine industrial più classica.
Il passo successivo furono i singoli di inizio anni ’90, poi raccolti su Legacy (1990-1993), nei quali il sound ha ormai sposato integralmente le tendenze dell’underground elettronico di quel periodo (jungle, house, dub, perfino hip hop), mantendendo comunque ben saldo il loro marchio di fabbrica.
Nel frattempo il gruppo si dedicò anche all’organizzazione di una serie di spettacoli a tema, esplorando il recupero di rituali e culture della tradizione pre-cristiana in chiave critica contro la disumanità del modello di sviluppo neoliberista incarnato dal governo Thatcher: Materia Prima, Terra Firma e lo splendido Gododdin, realizzato insieme al gruppo teatrale/performativo scozzese Brith Gof, offrono alcuni dei momenti più alti della loro carriera, nei quali l’impeto industriale si unisce ai ritmi ed alle sonorità delle tradizioni ancestrali.
I Test Dept. collaborarono perfino con la Schola Cantorum di Edimburgo e la Scottish Chamber Orchestra per Pax Britannica, un album di musica classica a tutti gli effetti.
La svolta finale avvenne con gli album conclusivi della carriera del gruppo, Totality e Tactics for Evolution, ormai spogliati di ogni riferimento “industriale” e proiettati nell’universo della dance underground. Dopodiché lo scioglimento, con il Final Event di addio alle scene nel 1998 a Londra.
Test Dept:Redux, visto in azione al BIMFest di Anversa lo scorso dicembre, è l’ultimo dei progetti elaborati da ex-membri dello storico quartetto ed il primo a riprenderne il discorso, riattualizzando le sonorità più prettamente industriali in un evento multimediale da club che mantiene viva la rabbia e le motivazioni degli esordi. http://testdept.org.uk/td/
Simon Valky