Rewire Festival ’12

0
805

Probabilmente, a meno che voi non siate dei famigerati criminali internazionali, L’Aiaè l’ultima città che vi verrebbe in mente di vistare durante una gita in Olanda.
Tuttavia pur essendo anni luce lontana dall’edonismo senza limiti di Amsterdam (in tre giorni di esplorazione abbiamo trovato appena un paio di coffee shops ed un unico club operativo), Den Haag, in questa settimana post ADE, si è ritagliata uno spazio di tutto rispetto organizzando il Rewire Festival.
Arrivato alla seconda edizione questo piccolo grande evento ha saputo amalgamare artisti e pubblico di varie estrazioni attraverso mostre, concerti e dj set.
La location scelta per la manifestazione è la ex centrale elettrica del Regentesse District, completamente ritrasformata in una concert hall di prima qualità.
La componente by day è dedicata alle conferenze, alla video arte ed alle visite delle numerose installazioni, mentre per quanto attiene al by night i palchi sono occupati da alcuni tra i nomi più stimolanti del panorama indie ed elettronico del momento.
Lo spettro sonoro che il Rewire si impegna a coprire è molto vasto ed impegnativo, poichè il fine ultimo è la ricerca dell’innovazione musicale senza tuttavia snobbare l’intrattenimento o ricorrere a nomi ipercollaudati.
A metà strada tra un concerto ed una notte di clubbing iniziamo a darci dentro al venerdì sera già alle 21.30: in scena, nell’auditorium esterno dello Zeebelt, c’è Lichens. L’artista americano ed i suoi sintetizzatori analogici danno vita ad uno show psichedelico di grande impatto; quando comincia ad utilizzare anche la voce ricorda un santone indiano dell’era spaziale.
Interessante anche la combinazione di post step ed idm del giovane Torus, mentre chi ha confermato i nostri peggiori sospetti è la reginetta di Pitchfork Laurel Halo, la cui performance è una confusione di beats e trame elettroniche in totale disarmonia, e sì che ci ha risparmiato dallo strazio del canto!!!
Alex Smoke, invece, è un artista vero: bambino prodigio ai tempi della Soma electro house, aveva sempre mostrato un debole per le declinazioni più oblique della techno, ed ora eccolo con un progetto audio/video tutto nuovo intitolato Wraetlic, in cui le onde sonore vengono scomposte per originare combinazioni inedite. A differenza poi della ragazzina di Williamsburg, sa farsi apprezzare anche come cantante. Rimaniamo in attesa dell’album in uscita nelle prossime settimane.
A dare una scossa alla serata con delle serie linee di basso è Patten, mentre una bella sorpresa è stata Xosar: originaria di San Jose California oggi si è trasferita in Olanda dove ha elaborato una via personale alla techno di Detroit fatta di colpi decisi ed atmosfere sospese. A notarla non poteva che essere l’idolo di The Hague, il solo ed unico Legowelt!
legoweltEd è proprio il boss della Bunker records a chiudere la festa con un laptop set incadescente: partenza electro disco e poi acid a tavoletta fino a Chicago! La chicca però è l’inno darkcore Mr. Kirk’s nightmare dei 4 Hero.
Il sabato si apre all’insegna delle melodie rassicuranti tra New Order e Simple Minds dei Lotus Plaza. Tra nebbie e tribalismi fatui emerge la psichedelia dei Young Magic, da tenere sotto stretta osservazione. Gli Errors dal canto loro offrono dell’ordinario indie pop elettronico danzereccio.
Chi invece dovreste temere è Pete Swanson. Questo classico fuso di testa americano con capelli lunghi, stivali, fucile a pompa ed alligatore al guinzaglio, manipola nastri e scartavetra pulsazioni sintetiche lasciandosi anche andare ad abrasive scariche di quattro quarti. Quando si dice che c’è un confine sottile tra dolore e piacere.
Le suggestive soundtracks lynchiane dei Deaf Center ci portano a Black Rain, apprezzato membro della Blackest Ever Black e già visto all’opera in quel di Londra appena tre settimane fà.
In questo clima di oscurità perenne il faro che segna la rotta per il futuro è Shackleton. L’ex Skull Disco con la pubblicazione de Music for the Quiet Hour ha intrapreso l’ennesimo cambio di direzione stilistica: le percussioni etniche si fanno più asciutte e digitali, lo stregone ha fatto posto all’esploratore di mondi.
Sammy è Tochiro Oyama, l’amico di Capitan Harlock che trasferisce la sua anima nel computer di bordo dell’Arcadia.
Le ultime gocce di sudore sono per il groove ruvido e minimale di Kangding Ray.
Complimenti dunque al Rewire che ha messo in piedi un buon festival dal concept coerente e senza particolari sbavature; belle anche le venues utilizzate anche se andrebbero segnalate meglio per chi come noi è foresto e non pratico della zona.
Il prossimo obiettivo sarà per forza allargare i propri confini al di fuori della città, magari facendosi conoscere anche all’estero.

Federico Spadavecchia

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here