Monoloc “Drift” (CLR)

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La chiusura del Cocoon Club è certamente un duro colpo per la scena di Francoforte, sempre più in sofferenza nei confronti di quella della Capitale.
Tuttavia proprio grazie alla ritrovata attenzione verso le sonorità più oscure e dure sviluppatasi negli ultimi tempi a Berlino, lungo le rive del Meno è risorta una delle label techno più importanti dei primi anni zero: la CLR di Chris Liebing.
Dopo un periodo più o meno lungo di produzioni non convicenti, l’etichetta è tornata a sfornare dischi solidi e intriganti, spolverando anche collaborazioni eccellenti come quelle dei Motor insieme a leggende quali Martin L. Gore, Gary Numan e Douglas McCarthy.
Se la fase schranz, culminata con i devastanti Stigmata, ha di fatto determinato l’esaurimento creativo del beat ad alta velocità, ora che il battito si è tranquillizzato è possibile osservare meglio il soundscape circostante.
Largo quindi ad un sound design sempre più raffinato, alla manipolazione delle basse frequenze e al ritorno a quelle dimensioni futuristico-crepuscolari alla base della musica elettronica.
Tra le nuove proposte chi si è fatto notare per il suo grande talento è Monoloc, un giovane di Francoforte cresciuto col mito di Liebing, che il destino ha voluto far diventare suo vicino di studio.
Aiutato dai preziosi consigli del maestro e di Brian Sanhaji (che ha curato il mastering di Drift), arriva al debutto proprio su CLR nel 2008 ed oggi pubblica il primo album.
Drift è un disco introspettivo con un ruvido mood industriale, dove le textures si intrecciano in una stretta maglia sonora impedendo alla luce di filtrare.
Tuttavia il buio non è totale perchè, quando è accompagnato da Daniel Wilde, che oltre ad essere un Dj e produttore è anche un cantante, un tiepido sole fa capolino da dietro la drum machine disegnando l’ombra di Depeche Mode e Cabaret Voltaire.
La ritmica tutta in 4/4 si addice ad un lavoro concepito per dare il massimo sul dancefloor senza comunque essere un mero tool per merito di atmosfere avveneristiche e di una notevole ricerca sonora.

Federico Spadavecchia

 

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