Ingiustamente penalizzato da noiosissime problematiche di lavoro, quest’anno non ho potuto raggiungere barcellona prima del venerdi notte.
Almeno, giusto in tempo per incontrare la mia Crew sonariana che già si sollazzava in Catalunya da un paio di giorni.
Direttamente al BeCool, per la Tresor Nacht con la partecipazione straordinaria del vecchio gattone di Detroit Mike Huckaby, tanto per rinfrescare un po’ la vena Old Skool e compiacere gli amici piu’ affezionati alla scena techno più radicale.
Peccato che il sound system non fosse all’altezza e di conseguenza il mood ne ha risentito, anche se sostanzialmente ho apprezzato l’autenticità della circostanza, così priva di fronzoli.
Pollice verso invece per il prezzo vergognoso dei drink all’interno del locale in occasione di un party che dovrebbe essere di matrice underground: carissimi a € 10.
Niente Sonar quindi nemmeno al venerdì notte, anche, ma soprattutto, per via dell’orario di arrivo, che non mi ha consentito di ritirare il biglietto fino al giorno dopo.
Conseguenza: saltato Squarepusher in programma quella sera. Male, ero davvero curioso di vederlo live.
A dire la verità sono rimasto molto sorpreso per l’entusiasmo mostrato dai tanti clubbers verso una line up a mio avviso non troppo esaltante.
L’indomani, una volta entrati al Macba per il Sonar de Dia, è stato possibile constatare come stranamente, nonostante l’annunciato sold out, fino verso le 18 l’affluenza registrata sia stata modesta.
Mi attardo quindi a godermi l’ombra comodamente seduto e scambiando un paio di opinioni con due di giornalisti di Spiegel TV Berlin, circa la portanza commerciale di una macchina come il
Sonar.
La mia idea è che a Barcellona si sta troppo bene comunque, tra il mare, il sole e le feste e che quindi la direzione artistica ne risente.
FATBOYSLIM NO WAY!!!
Finalmente verso l’ora dell’aperitivo la gente è accorsa in massa e gli spostamenti si son fatti complicati.
L’atmosfera non era male, anche se dai palchi faticavo a sentire qualcosa di veramente interessante.
Non male il nuovo progetto di Nicolas Jaar, Darkside, senza aggiungere nulla di nuovo, si calava bene nel contesto per estemporaneità, e credo sia stata una delle poche note positive.
Il pubblico pareva anche attento incredibile!
L’immensa portata di quell’affluenza ha decisamente favorito un certo ricambio: più giovani e, se vogliamo, anche più colorati. Sicuramente più in stile ibizenco, cosi’ come un po’ tutta l’impostazione del festival che quest’anno andava maggiormemte verso il ruffiano.
Il Sonar de Dia, rimane in ogni caso una delle migliori situazioni immaginabili per la musica elettronica, pur senza l’idea di un suono dominante da potersi portare a casa, pur senza la consapevolezza di aver sentito qualcosa di straordinario.
Poi il Sonar de Noche fuori città, alla Fira Gran Via; non senza le solite difficoltà per raggiungerlo in tempi quantomeno sostenibili: potete immaginare con la marea di gente in fila ai taxi e ai bus!
Alle 23.30 mi volevo togliere lo sfizio di vedere Live i New Order almeno una volta nella vita. E mi sono lasciato andare, con Blue Monday e gli ultimi tre pezzi dedicati ai Joy Division, Love Will Tear Us Apart compresa.
Perdendo gli amici ogni 5 minuti, ho vagato tra Metronomy, Maja Jane Coles, Azari & III, dove ho pescato alcuni conoscenti affezionatissimi alla balotta Crosstown Rebels, Life & Death, Visionquest & C. che si lamentavano che i loro molteplici party Off disseminati in Barcellona non erano stati all’altezza delle aspettative, e che per questo avevano deciso all’ultimo di venire al Sonar il sabato notte.
Nell’ordine poi ho visto Hot Chip, carichissimi, ma non completamente convinecenti col live, forse solamente perchè non pareva ben equilibrato il loro sound system, carente di saturazione e squilibrato sugli alti.
Lasciamo perdere Deadmau5, acclamatissimo dal pubblico di provenienza britannica, ma senza vergogna per la banalità del suo set.
Il momento piu’ elevato di tutto il festival è stato senza dubbio il live di Modeselektor, peraltro tra i pochi artisti Berlinesi presenti.
Concreti ed aggressivi come alle loro radici, hanno sfoderato qualche vecchio successo e parte dell’ultimo album Monkeytown.
La calca era al massimo e loro si sono tolti il lusso di sbocciare uno champagne sul palco davanti a tutti per la soddisfazione, forse memori dell’ultima loro esibizione solista del 2007 in cui la sala non era stata così piena.
Vera e propria consacrazione, meritata per coerenza e originalità.
l loro live però sfora e causa la riduzione dello show di Laurent Garnier, che arrivava a cornice di chiusura del festival.
Avrei di gran lunga sperato in un Garnier da solo, anche perchè LBS non è certo una chicca mai ascoltata…Ormai sono 2-3 anni che gira.
Ed infatti non l’ho propriamente apprezzato: soliti cinque dischi tenuti troppo lunghi, con alza e abbassa di alti e bassi reiterati. Sul finire ok a Crispy Bacon, ma forse un’estensione di 20 minuti anche per lei è decisamente enfatizzata, portando così un po’ fiaccamente alla conclusione di un Sonar strabordante di audience ma culturalmente sgonfio.
In definitiva ci siamo divertiti tanto anche quest’anno soprattutto per il clima easy che si respirava, ma qualche domanda da porsi c’è, se l’anno scorso un buon line up aveva prodotto circa 16 mila biglietti venduti in meno, toccando gli 83 mila circa e questa edizione con nomi meno brillanti per raffinatezza artistica ha sfondato quota 98 mila.
Certamente la macchina commerciale lavora veramente bene sulle pubbliche relazioni, o forse è anche questione di ricambio generazionale.
Allora, bene ad un pubblico più giovane per allargare la base di interesse. Bene permettere anche a chi all’interno dell’ambiente fa roba più difficile di avere una piccola fetta dell’attenzione generale e crescere.
Questa dovrebbe essere però una base da cui ripartire, e spero che sia davvero così.
Lorenzo Fakeskinny