Polysick “Digital Native” (Planet Mu)

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Polysick è un artista visionario romano che risponde al nome di Egisto Sopor, già conosciuto per un cdr uscito sulla Strange Life Records di Legowelt ed una cassetta per la 100% Silk.
Inoltre porta avanti un progetto parallelo sotto l’alias TheAwayTeam ed è metà dei AAVV, duo video lofi.
Digital Native può essere considerato il suo primo album ufficiale.
Le 15 tracce qui proposte non ricercano nè la hit sfonda classifica e nemmeno lo sfoggio tecnico, piuttosto ciò che preme sul serio a Polysick è raccontare una storia di mondi futuri.
La prima cosa a colpire è la mancanza di uno stile predominante: si passa da fughe cosmiche al synth funk ma toccando anche acid house e techno.
Lo stesso artista afferma che nel momento di comporre ha sempre in mente delle immagini; il saltare da una scena all’altra è una scelta inevitabile per una produzione ricca di suggestioni.
Caratteristica principale di Digital Native è il calore: ad ogni traccia pare di assistere al concerto di qualche oscuro gruppo prog rock degli anni ‘70 persi in una Woodstock tra gli anelli di Saturno.
Il decollo è con Totem, danza psichedelica e rituale intorno al fuoco, cui segue una divagazione nel cosmo, esterno o interno non importa, in cui la gravità perde significato. Taito accoglie l’eredità italo nella casa.
Loading… ovvero ondeggiare con gli occhi chiusi mentre si cerca di afferrare il suono con le mani.
Lost Holidays, il titolo non può ingannare, è il punto di vista di Polysick sulla ipnagogia, che in Caravan si fa carico di un impulso dance malato.
Drowse, oggi i Greatful Dead suonerebbero così.
Il viaggio diventa meccanico e oscuro tra gli asteroidi di Tic-Tac-Toe, per poi risplendere sulle spiagge artificiali a largo di Orione in Meltinacid.
L’alba da Gondwana permette di vedere la Terra baciata con dolcezza dal sole; siamo stati fermi abbastanza, altri ignoti universi ci attendono e poi non vorremmo confrontarci con qualche mostro spaziale affamato! (Preda).
L’atterraggio non potrebbe essere più morbido in quel mare limpido di Worldcup, sempre che si faccia attenzione a Bermuda e al suo mistico triangolo.
Transpelagic è il tesoro rubato agli alieni e ribattezzato acid house.
Smudge, Hawaii in chiusura riassume, concentrandole, tutte le sfaccettature del disco: musica atemporalizzata con così tanti riferimenti e citazioni da risultare completamente nuova ed emozionante.

Federico Spadavecchia

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