The Lab 03 Mixed by Seth Troxler (NRK)

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Nel susseguirsi vorticoso di nomi nuovi che lo tsunami digitale (riferito più al suo lato mediatico che non a quello più strettamente tecnico/djistico) infrange contro i nostri clubs preferiti sta diventando sempre più difficile capire quale di questi sarà here to stay e chi invece sarà rigettato via dalla corrente.
Tra pomeriggi oziosi trascorsi a leggere siti e riviste e umide notti insonni sotto le strobo ciò che salta all’occhio è il bizzarro rapporto tra i ballerini ventenni e quelli delle generazioni precendenti con i primi ad impazzire per mostri sacri della consolle quali ad esempio Richie Hawtin, Sven Vath, Carl Cox o Ralf e Coccoluto (conosciuti purtroppo per loro nella fase calante della carriera) ed i figli della moda minimale post 2006 (Loco Dice su tutti) diventata nel frattempo l’attuale loopy house commerciale, mentre i fratelli maggiori, fatto salvo l’immutato e sconfinato rispetto per la vecchia guardia (specie se from Detroit), sono più propensi ad accostarsi ai suoni più underground prodotti da talenti con la metà dei loro anni.
I rari casi in cui ci si trova tutti d’accordo ricomprendono personaggi come Ricardo Villalobos (tanto fine musicista/musicofilo quanto ultimo dei marcioni) o come Seth Troxler, tanto protagonista di festivals all’avanguardia quanto di casa sulle spiagge ibizenche, incaricato dalla prestigiosa Nrk, storica label deep house, a compilare il terzo capitolo della serie di cd mix The Lab.
Si dice che quando sei di Detroit hai già fatto metà del lavoro, ed infatti il ragazzo anche se nasce a Kalamazoo (sempre nel Michigan) si traferisce quasi subito a Detroit dove resta fulminato dall’house music sin dall’età di 7 anni. Seth percorre una strada costellata di grandi successi anche a livello di produzioni, ma a rapire i clubbers è soprattutto il suo talento ai piatti: attento al groove ma al contempo generoso di melodie oniriche e jazzy, abile nello sfruttare le novità delle charts senza mai dimenticare l’importanza dei classici (uno dei suoi cavalli di battaglia è “The light 3000” degli Schneider TM cover di “There is a light that never goes out” degli Smiths) e quanto sia dannoso consacrarsi ad un unico genere.
La sua The Lab è proprio un riuscito autoritratto, a partire dal fatto che l’ha realizzata semplicemente con un paio di giradischi nella cameretta di un suo amico come fosse ancora un novellino.
Il primo cd, come si accennava sopra, rappresenta il Seth da peak time, squadrato ed ecstatico, in bilico tra Berlino ed Ibiza ma sempre capace di soddisfare anche le orecchie più esigenti mettendo su vecchie conoscenze deep come David Alvarado (qui con”Beautification“).
Il secondo cd, invece, spazia di più andando a scoprire la passione del Dj americano per la musica elettronica al di là del mestiere d’intrattenitore di folle: il battito si rilassa e si sale a bordo di una navicella per esplorare atmosfere differenti, anfratti dell’universo dance magari meno battuti ma non per questo meno affascinanti.
Da sigillare nel proprio autoradio.

Federico Spadavecchia

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