The Gallery: Cattaneo & Howells B2B @ Ministry of Sound

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Esistono poche passioni totalizzanti come la musica, forse giusto per la fidanzata o la mamma potrei pensare di partire per Londra il giovedì pomeriggio per ritornare immediatamente sabato mattina, dopo una giornata trascorsa per negozi di dischi e l’intera notte a ballare in uno dei club più famosi del mondo per poi correre in aeroporto e, prima ancora di sedersi per prendere fiato, andare a sbirciare tra le offerte dell’HMWoltre il check in.
Non avrei potuto scegliere periodo migliore per trascorrere un pò di tempo nella City, infatti, in appena due giorni c’era una lista di eventi così fitta e interessante da far pensare ad un festival.
Peccato aver impiegato più di due ore per arrivare in centro, altrimenti sarei certamente corso all’HMV Forum per provare ad acquistare un ticket per lo strepitoso live di Amon Tobin con il suo ISAM, oppure a godermi le installazioni a Barbarican.
La mattina seguente il mio primo pensiero è fare un bel giretto in Oxford street, la via dei grandi magazzini, ma soprattutto la strada che porta a Phonica, il posto migliore della città per impadronirsi delle ultime novità vinil djistiche.

phonicaLa capitale inglese così al pari della sua storica rivale tedesca sembra soffrire meno la crisi del disco; per quanto riguarda i negozi, magari numericamente saranno diminuiti, ma è impressionante come anche nelle mega catene sia possibile trovare materiale di nicchia ed in quantità, a testimoniare che anche la qualità paga.
Dove invece non troverete gli album di Britney è Rough Trade, nell’East London zona Bricklane, un pilastro della musica indipendente e d’avanguardia.
Quando entro c’è un gruppo che sta provando sul palco in fondo al warehouse intonando dolci canzoni pop al sintetizzatore.
Non è raro imbattersi in concerti e conferenze da queste parti, e stavolta è il turno di una delle band apprezzate dell’anno: i Little Dragon!

tradeL’album Ritual Union edito da Peacefrog è una bomba pop e se la giocherà per il titolo di disco del 2011, di conseguenza finisce nella mia borsa della spesa assieme allo spettrale Replica by Oneohtrix Point Never.

Inizia a farsi una certa ora e visto che per sfortuna bisognava avere l’invito per godersi il concerto (che a quanto pare si trovava dentro una cassettina del gruppo), comincio col pensare all’evento che mi ha fatto attraversare oltre 1000 km, vale a dire il back to back di, udite udite, 4 ore (!!!) tra Hernan Cattaneo e Danny Howells, pesi ultra massimi della progressive house.
Ospite della serata è The Gallery, un marchio storico della scena inglese, presso una discoteca altrettanto importante: il Ministry Of Sound.

Nel momento del suo ventesimo compleanno il mitico club di Elephant & Castle ha rischiato sul serio di doversi arrendere alla speculazione edilizia (c’era l’idea di costruire un complesso residenziale proprio davanti al locale) e chiudere i battenti, ma grazie ad una petizione sottoscritta da migliaia di persone il Comune ha deciso di schierarsi dalla loro parte negando i permessi all’operazione e salvando il posto alle circa 200 persone che lavorano nell’indotto MOS.
Per ringraziare i propri sostenitori l’organizzazione ha deciso di regalare ad alcuni fortunati un paio d’ingressi omaggio per una serata di novembre a scelta. Noi eravamo tra questi.
Si vede che ne è passato di tempo da quando il Ministry era un semplice magazzino dove si andava solo per ascoltare la musica visto che non poteva vendere alcohol; adesso la sua insegna è proiettata a giorno sul palazzo accanto e la fila alla porta fa il giro dell’isolato.
I buttafuori sembrano combattenti dei reparti speciali tanto sono grossi e ostili; il metal detector è solo l’anticamera della sofferenza che bisogna patire per poter salire al cielo.
Dopo perquisizioni a prova di Al Quaeda e minacce esplicite, si riesce a fare il primo giro esplorativo nel club, il quale consiste di tre sale.
La prima occupa la parte centrale ed è quella più mainstream dove una marea di hipsters di ogni razza e credo salta indemoniata su un mix di fidget, house e remix in chiave electro tamarra trance di canzoni pop da classifica.
La seconda si trova al piano superiore, e di solito svolge il ruolo di privè; può ospitare comodamente fino ad 80 persone. Qui, tra lussuosi divanetti e bottiglie di champagne la musica è un pò più ricercata e riprende la prog più legata alla trance.
L’ultima pista si trova al di là di un piccolo corridoio, giusto per conservare a distanza di sicurezza lo spirito originale del club dal villaggio vacanze.
La Box Room è un capannone senza poltrone, gadgets o bar, ma con il paquet, i laser, un pannello a led dietro la consolle per dare l’idea del viaggio, e più di ogni altra cosa un soundsystem perfetto in grado di rendere al meglio ogni dettaglio ed un pubblico di veri clubbers.
A fare gli onori di casa c’è Anil Chawla, che a colpi di groove fa decollare piano piano il dancefloor.
La progressive house, a differenza degli altri generi dance, per essere suonata correttamente ha infatti bisogno di tempi lunghi per poter entrare in sintonia con i ballerini. Le prime due ore sono una questione di puro ritmo.
Alle due, puntuali come un orologio svizzero, salgono in cattedra Hernan Cattaneo e Danny Howells.
Ora che il sudore ha oliato i motori è tempo di fare sul serio: le percussioni iniziano ad aprirsi e tra le tessiture del basso ecco inserirsi leggeri accenni melodici creando quell’effetto che in gergo prog viene definito vento.

Non si tratta di un back to back classico da un disco a testa, ma appare più come un incontro puglistico.
Ogni artista a turno prende possesso dei cdj2000 dapprima per una mezz’ora e poi sempre meno fino alla fine.
Hernan e Danny si sfidano incrociando il loro stile: come da previsione il primo punta tutto sulle progressioni melodiche da sorrisoni e abbracci, mentre il secondo ingrana la quarta e pesta che è un piacere.
E’ bellissimo poter constatare la definitiva ripresa di un genere musicale che sembrava aver perso ogni slancio creativo. Oggi la prog house fa di nuovo la differenza, e come la Detroit sfoggia una forma tanto classica quanto innovativa, perchè non funzionale unicamente al ballo ma anche estremamente godibile all’ascolto con una struttura a colonna sonora piuttosto che a traccia.
Dimenandomi sotto la consolle cado in uno stato di armonia atemporale desiderando che la musica non termini mai. Ormai però è giunta l’ora di liberare in un colpo solo tutta l’energia accumulata lasciando partire un ritornello micidiale.
I titoli di coda scorrono a luci accese sulla malinconica chitarra di Oliver Huntemann e la sua The End.

Dal prossimo febbraio Cattaneo avrà una residenza bimestrale al Ministry of Sound, e noi una ragione in più per volare a Londra.

Federico Spadavecchia

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