Sono tanti i clubs che hanno segnato la musica da ballo. Leggende come ad esempio Paradise Garage, Warehouse, The Loft, Ministry of Sound, Space, Ku, Berghain, per citarne alcune, hanno influenzato la storia ognuna a suo modo regalandoci Dj’s, generi musicali, e nuovi miti che i ballerini amano evocare al termine di una serata particolarmente riuscita mentre fanno colazione.
E’ il luglio 1989 quando 150 scalmanati attraversano ballando il Kurfürstendamm, la via principale di Berlino Ovest, dietro ad un paio camion per il trasporto delle patate riconvertiti a soundsystems di fortuna, lasciando esterefatti i passanti. Pochi mesi dopo sarà il mondo intero a restare a bocca aperta assistendo alla caduta del Muro.
In questa nuova era, dove tutto sembra possibile, i giovani si riappropriano della loro città ma soprattutto
della libertà che gli era sempre stata negata. Lo scenario da terra di nessuno della capitale tedesca è perfetto per la musica elettronica più dura e radicale.
Dimitri Hegemann gestisce l’UFO Club a Berlino Ovest quando nel 1990 si vede costretto a chiudere e a mettersi alla ricerca di una nuova sistemazione.
Girovagando in macchina insieme all’amico Johnnie Stieler sul confine con la zona Est individuano il posto ideale in quello che resta di un vecchio grande magazzino degli anni ‘20, o, meglio ancora, nella ex camera blindata della banca che vi era al suo interno.
Fin dalla prima sera il Tresor, 1991, era già entrato nella leggenda, con una tanto lunghissima quanto sorprendente coda all’entrata e feste della durata di 24 ore.
Tra le gabbie dell’antico deposito il fumo copriva cose e persone rendendo l’aria quasi irrespirabile ma creando un’atmosfera unica!
Alla sua consolle si sono alternati i migliori Dj’s Techno del mondo, e sul suo dancefloor è stata sancita la Santa Alleanza Berlin-Detroit.
L’inevitabile chiusura è avvenuta nel 2005 con il progetto da parte di un gruppo d’investitori di
trasformare quell’area in un centro commerciale.
SubBerlin è un documentario sulla storia del Tresor basato su interviste ai suoi protagonisti (con un sacco di extra interessanti) e moltissimi video d’archivio. Una testimonianza importante perchè racconta uno spaccato di anni che, se la storia ufficiale ricorderà per la crisi in medio oriente o per il boom tecnologico, noi avremo sempre nel cuore perchè culla di un movimento capace di andare ben oltre alla musica, anche se questo le istituzioni non l’hanno mai capito.
Tra aneddoti vari (divertentissimo quello di Sven Vath che racconta la nascita del Tresor Park) e riflessioni sociali sulla rinascita della città o l’utilizzo di droghe, gli 89 minuti del film passano piacevolmente fino alla conclusione quando, sull’intro di Born Slippy, si accendono le luci in sala (e sulla pista) e le lacrime sono impossibili da trattenere.
I titoli di coda scorrono sulle immagini delle ruspe e sulle parole di uno dei nuovi proprietari, un ragazzo di Monaco che solo i Tedeschi possono definire vestito elegante, il quale, sebbene ammetta di essere stato un frequentatore del club, non vede l’ora di arricchirsi vendendo gli uffici in costruzione.
Ad oggi nessun acquirente si è fatto vivo.
Federico Spadavecchia