Paul Rose è andato avanti e il dubstep non è che un ricordo. Un emozionante ricordo. D’altronde questo ragazzo dallo sguardo serio aveva premesso fin da subito che non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da collaudate formule di successo, e che mai avrebbe imboccato la via più facile. Intenti mantenuti trasferendosi a Berlino nel momento in cui Londra era tornata al centro del mondo (2007), e convertendo il tempio della cassa in quattro, il Berghain, all’Uk bass.
Da quel momento l’evoluzione ha assunto la forma e la velocità di un uragano: teorizza la techstep prima e l’ibrido mix tra deep house e dubstep poi, con la Hotflush a sfornare talenti ed hit uno dietro l’altro. Il 2011 è stato l’anno della rinascita della Techno più dark, e del sopravvento di SCB su Scuba con risultati tutt’altro che entusiasmanti (vedi anche il declino delle Sub:stance nights).
Il segnale di un nuovo cambio di marcia mi era arrivato indirettamente dal cd mix che Sasha, il Dio della progressive house, aveva compilato per Mixmag. Al suo interno infatti spiccavano non una ma addirittura due pezzi firmati Scuba: Adrenalin e Never.
Personality è il terzo stadio della sua maturazione: le atmosfere industriali e il basso wobble vengono definitivamente messe da parte in favore di un suono liquido per lo più in 4/4 con le melodie a fare la parte del leone.
Impossibile ingabbiarlo in unico un genere di riferimento, questa è pura eredità anni 90 ma ricombinata allo scopo di creare la dance del futuro. Come i producers house inglesi dell’epoca Paul elabora uno stile elegantemente pop ma con le radici ben piantate nell’underground.
L’apertura di Action lascia pochi dubbi sull’andamento del disco: breaks e pad profondissimi su cui ondeggiare ad occhi chiusi. Scoprirsi fragili e con le mani al cielo sul soul di Cognitive Dissonance e della successiva Dsy Chn.
Il ritmo non dorme mai in Gekko, esempio calzante di quella neo prog battente che tanto piace a Danny Howells.
If U Want è una bomba ad orologeria che ad ogni giro si carica sempre di più fino ad esplodere nell’ultimo minuto con un synth da lacrimoni e luci accese.
Ignition Key è la ricerca del futuro attraverso il passato, mentre la sognante July addolcisce i toni di un discorso incominciato nel precedente Triangulation con Heavy Machinery.
Il missile terra aria che siamo sicuri balleremo fino allo sfinimento è NE1BUTU, piano house del terzo millennio. Una volta dischi del genere finivano in classifica.
Altro brano dal potenziale immenso è quel tunnel ecstatico di The Hope.
La leggerezza di Tulips ci porta alla chiusura di Underbelly, in cui il beat inizialmente deciso via via si dissolve in una nuvola di dub e sudore.
Il bravo Dj è colui che riesce a fare godere la pista seguendo esclusivamente il proprio gusto senza farsi condizionare dalla moda. E’ quello che si dice avere personalità.
Federico Spadavecchia