Last Step “Sleep” (Planet Mu)

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Quante volte vi sarà capitato di stare alzati la notte a lavorare fino a tardi? La lampada sulla scrivania, e la tv accesa giusto per avere un rumore che vi tenga svegli, quando l’unica immagine vorreste avere davanti è quella di un morbido cuscino. I numeri da inserire nel computer iniziano a perdere il loro significato trasformandosi nel linguaggio di qualche civiltà perduta. Soltanto il giorno seguente, dopo il meritato riposo e un buon caffè, saprete esattamente cosa avete combinato.
La tecnica di produzione alla base di Sleep, ultima pubblicazione di Aaron Funk, altrimenti detto Venetian Snares, consiste appunto nel buttarsi su synth e sequencer al posto che nel letto.
In verità andare in studio con uno stato di consapevolezza alterato, sia naturalmente che artificialmente, non è un procedimento inedito (dal rock anni ‘60 all’amico Aphex Twin la narcolessia ha sempre affascinato i pionieri della musica) ma i risultati sono sempre curiosi.
Nel caso del Veneziano il primo elemento a stupire è il rilassamento del beat: dai feroci breaks digitali a oltre 200 bpm ecco che, al rilassarsi dei muscoli e al diffondersi della serotonina (la quale è un importante regolatore del sonno), la cassa rallenta alla velocità dell’house mostrandosi in un sorprendente 4/4.
Chi avrebbe poi immaginato che questo vichingo dall’aria feroce nascondesse un subconscio fatto di landscape dolci e lisergici? In Lazy Acid 3 e Avocado si arriva addirittura a sfiorare la malinconia.
Al centro della sua anima vi è però una confortante TB 303. Il leit motiv principale dell’album sono infatti i bleeps acidi di questa magica scatolina, gli unici a non conoscere riposo.
In sostanza vista la produzione pulita e l’ottimo taglio danceble a sostenere questo film onirico/fantascientifico, verrebbe da pensare che, sotto (ma MOLTO sotto!) quella corazza di suoni estremi e lattine di birra scagliate dal palco, l’algido Aaron non desideri altro che una vita normale.

Federico Spadavecchia

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