Sven Kacirek – Scarlet Pitch Dreams (Pingipung)
Suggestioni jazzy condite da reminiscenze reichiane per il terzo album di Sven Kacirek.
Un disco realizzato completamente in solitaria con i feat. di Jana Plewa, Johannes Huth e John Eckhardt.
L’atmosfera delicata e intima fa da sfondo allo stile dell’artista, una variazione Jazzbrush patterns: ogni struttura ritmica viene elaborata perquotendo legni, vetri e carta e quindi campionando il tutto digitalmente di modo da poterne ricavare note. Sven però ha intrapreso un processo inverso, partendo dalla scrittura della musica, per poi procedere alla registrazione dei suoni. Il risultato è un disco ricco di dettagli dove è quasi impossibile distingure il lato acustico da quello elettronico.
Una curiosità: leggete di fila i titoli dei brani e avrete svelato il concept dell’album.
Monty Adkins – Four Shibusa (Audiobulb Records)
Quattro movimenti ispirati al giappone compongono questa nuova prova di Monty Adkins.
Il compositore, attivo dal 1994, si dedica all’esplorazione dell’universo minimale dipingendo malinconici paesaggi sonori quasi impalpabili.
Oltre alla strumentazione elettronica troviamo Jonathan Sage e Heather Roche al clarinetto mentre per lo sviluppo visivo del tema c’è Pep Dickens.
Shibusa in Giapponese è il termine utilizzato per indicare la semplicità e la bellezza insita negli oggetti di tutti i giorni ma attenzione che a fissarli troppo ci si abbiocca.
From The Mouth of The Sun – Woven Tide (Experimedia)
Dag Rosenqvist e Aaron Martin compongono 8 tracce da colonna sonora accompagnate dal documentario girato da Ross McDonnell e Carter Gunn intitolato Remember Me, My Ghost.
L’atmosfera evocativa e triste alimentata da droni e violoncelli è sicuramente suggestiva, ma visto l’abuso che si è fatto del genere anche Woven Tide alla lunga stanca.
The Host – The Host (Planet Mu)
Torniamo finalmente a qualcosa di più movimentato con The Host alter ego misterioso del più famoso Boxcutter.
Il genietto del dubstep lascia momentaneamente il flirt con l’IDM per sperimentare juke e footwork.
Armato di macchine vintage l’artista inglese sforna un disco notturno e palpitante, giocato sull’intreccio di beats e soundscapes, ispirato dal compagno di scuderia Kuedo, ma senza tuttavia raggiungerne il livello.
Cani Giganti – Brain Confusion (51 Beats)
I Cani Giganti sono un gruppo elettronico italiano che esce sulla 51 Beats rec. di Milano. Nato come progetto dedito all’improvvisazione dal vivo, in quest’occasione è alle prese con un classico album da studio con l’idea di sviluppare quanto appreso durante le esibizioni live.
Il risultato è assai gradevole ed efficace: i synth analogici, le drum machines e l’utilizzo di sample ammiccanti conferiscono il calore necessario per trasformare soluzioni lineari di tradizione techno pop in floor killers.
Justin Martin – Ghettos & Gardens (Dirtybird)
Album di debutto per l’americano Justin Martin, che per l’occasione decide di sfoggiare tutto il suo repertorio. Hip hop, Uk bass, jazz, house vengono mescolati in una dolce crema pop.
Ricorda i Metronomy remixati in chiave dance.
A passeggio per strade assolate con il disco in cuffia è possibile fare il pieno di buoni sentimenti godendo dei dettagli di una ricca produzione. Justin da bravo Dj non ha fatto altro che trasporre su disco i suoi ascolti che, anche se di natura diversa, sono stati accumunati dalla forza della melodia.
C’è anche lo spazio per collaborazioni importanti come il remake di Kemistry di Goldie (più rotondo e adatto ai tempi ma meno incisivo dell’originale), e l’incontro con gli a la page Pillowtalk da cui viene fuori la cotonata The Gurner.
3EEM – Echoes (White Label Music)
I 3EEM sono appunto tre ragazzi italiani che fanno musica insieme dal 2003, sperimentando combinazioni elettro-acustiche.
Echoes potrebbe essere classificato come techno free jazz con il sax di Fabrizio Bazzoni costantemente scartavetrato dalle chitarre e dalle macchine di Velerio Zucca Paul e Danilo Corgnati.
Le pesanti tessiture soniche danno vita ad uno scenario cyber apocalittico in cui a dominare sono i droni, la cui marcia è scandita da una drum machine.
Musica per chi non ha paura del domani.