Sonar ’11: Dia 2

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Giunto il secondo giorno, pieno di aspettative e smanioso di godermi il festival.
Subito con Agoria decisamente spostato su un’house più deep rispetto ai suoi trascorsi electro.
Poi capitolo a parte per Four Tet. Nonostante tutto, la sua calcolata spocchia mi ha incantato. Definirei il suo approccio quattro quarti melanconico come un Uplifting Funk. Rare spinte sulla cassa ma un costante turbinio nostalgico, delicato e seducente. Se fosse durato più di cinquanta minuti avrei detto il miglior live del Sonar.
Molto bene Holy Other ascoltato poco ma abbastanza per capire che il ragazzo ha buone idee e vuole utilizzarle nel modo giusto.
Per la notte ci si sposta come al solito, non senza inconvenienti dovuti alla scarsa lucidità, alla Fira Gran Via, non propriamente vicina al centro, soprattutto dopo un giorno intero di cervezas.
In tempo però per un magnifico Trentemoeller, a suo agio davanti alla folla sconfinata che se lo sarebbe letteralmente divorato. Suoni a tratti addirittura new Wave con Kick di cassa solo sapientemente utilizzati per non farsi lusingare troppo da un impianto eccezionalmente potente. Ha impiegato tutte le strumentazioni presenti sul palco, basso, chitarra, drum machine etc.. Era talmente carico che se ci fosse stata una bicicletta avrebbe usato anche quella. Qui sotto io e lui dopo lo show.
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Dopo, una buona quarantina di minuti di Scuba. Set cupo e potente con una circolarità ipnotica, matematica, sorprendente e mai noiosa. Pollice in su senza alcun dubbio. Seriamente candidato a prendere il posto dei mostri sacri di techno e dintorni di qui a 10 anni.
Veniamo ora al carissimo Aphex Twin: io ammetto di averlo sentito poco dal vivo per fattori anagrafici (2 volte); sicuramente però mi ricorderò a lungo del modo inusuale e sconcertante (in positivo) di proporre la sua immaginazione distorta al pubblico.
Un’ora e mezza di vero e proprio terremoto passando da drum n’bass a techno, da gabber-hardcore ad ambient del genere più sporco più o meno mixati tra loro. Con un evidente intento: lavorare su quel principio che in marketing chiamano della scarsità, ovvero io sono io. E basta. Tutto ciò condito da visuals e laser stordenti e inquietanti.
Ogni tanto mi giravo indietro e vedevo la pista completamente ferma, nessuno ballava, tutti a bocca aperta. Sicuramente dopo 8 anni di assenza al Sonar una cosa di grande rilievo al di fuori del facile cassa quattro in pista. Apprezzabile a più livelli, per circa una novantina di minuti.
Di tutt’altre radici, ma decisamente bene anche il simpaticissimo e geniale James Murphy, fu Lcd Soundsystem, a chiudere la nottata tra funk e percussioni NewYorkesi. Lo potete veder qui sotto con una delle sue usuali vestite stile pizza a domicilio.
murphy
Solo musica di fischi e sirene invece per Tiga che non sono riuscito ad ascoltare per
più di 10 minuti e sono corso via, nonostante il rispetto nei suoi confronti.

Lorenzo Teneggi

 

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