Sonar ’11: Dia 1

0
1046

Quest’anno ne ho viste e sentite di ogni in giro per Barcellona. Da Eminem in incognito con un nuovo progetto post-esaurimento nervoso, a Richie Hawtinche metteva i dischi al mercato tra i pomodori e le arance.
A parte gli scherzi, non credo si possa essere scontenti di questa edizione del festival. Non solo perché ci si ritrovano tante facce simpatiche di amici e conoscenti che fa sempre piacere rivedere. Ma anche, per un ancora timido, ma presente, tentativo di cambio di rotta dell’organizzazione.
Lasciata fuori la stragrande maggioranza dei nomi più tedianti e caldi della scena clubbing stile balearico, abbiamo potuto prendere visione di una certa freschezza di proposte, varie, autentiche e non per forza ruffiane verso il vorace dancefloor di un così monumentale festival.
apparatInizierei con un’amichevole chiacchierata concessa dal sempre carino Sascha Ring (Apparat) in apertura di festival, con il quale abbiamo parlato sia della sua attuale e futura direzione artistica, sia di quella più generale di Berlino e più’ oltre quella internazionale.
E’ partito dalla novità di questo nuovo disco con la sua band, che sta uscendo per Mute Records, label cult, da poco tornata indipendente, nel quale si concede esiguamente alle sue tradizioni più Techno, incentrandolo sulla voce e su un percorso più shoegaze. Questo perché era un po’ stanco dei set per la pista da ballo, in cui (sue parole) “per il 90% non ne vale molto la pena, poiché la gente è più interessata ad uscire di testa o a trovare una tipa da portarsi a casa”.
Certamente una provocazione, che calza bene con il rinnovamento di cui ha bisogno l’ambiente. Parlare più di musica e meno di party, il che potrà sembrare snob, vecchio o triste, ma questa a suo dire é l’unica ricetta.
Ben vengano allora la presenza al sonar di Nicholas Jaar live con band al seguito, Four Tet e la chiusura nelle mani di James Holden che mi ha confermato essere il suo artista di riferimento.
Poi dopo qualche Mojitos, risate, oltre alla conferma (forse scontata) della sua love story con Ellen Allien una decina di anni fa. Poi il suo agente se l’è venuto a riprendere e ci siamo salutati.
Non a caso il Live di Apparat + Band è stato il più’ affollato del pomeriggio del sabato, consacrandolo come una delle figure più acute del presente elettronico. Mai fuori di giri, anche per quel che riguarda la sicurezza di mezzi e strumenti. Le canzoni nuove si presentano molto ambiziose e meno immediate rispetto al suo repertorio storico. Questo non necessariamente diverrà un limite per il suo prossimo sesto album.
Per quanto riguarda la prima giornata molto bene Nicholas Jaar, sempre per il discorso di unire strumentazione “analogica” al live, un po’ meno Brandt Brauer Frick Ensemble. Personalmente ho apprezzato l’ultima parte di giornata al Village offerta da Ninja Tune & Big Dada (etichetta di Roots Manuva) con ritmiche lente e sature di matrice nera.
Per finire, subito dopo la chiusura delle 22 mi sono fiondato al terrazzo dell’ultimo piano dell’Axel Hotel -Etero Friendly : ) -per la festa organizzata da Tailored Communication & Aupeo, in cui suonava tra gli altri Appleblim, che volevo quantomeno ascoltare per qualche minuto. Ma non c’è stato verso, sono arrivato che tutto il pubblico applaudiva. Appena finito! A quel punto avendo lasciato tutti i miei amici in altre location ed essendo lì da solo ho iniziato a fare ciò che tanti altri stavano facendo vicino a me: vita da bancone, un cosmopolitan dietro l’altro, osservando la capitale della Catalunya dall’alto.

Lorenzo Teneggi

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here