Robag Wruhme “Thora Vukk” (Pampa)

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This is a lovely production. L’esatta definizione del disco ci viene data dall’autore stesso, proprio all’inizio sopra la dedica alla nonna, alla mamma e al papà, al fratello e alla cognata.
Un album caldo e familiare, la cui copertina è una foto del 1985 scattata dal padre Wolfgang quando ancora Jena era territorio DDR e le vacanze programmate dallo Stato.
Parlare di Robag Wruhme è sempre difficile perchè ogni volta che si incomincia ad analizzarne la straordinaria capacità produttiva (una carriera iniziata alla caduta del Muro di Berlino quando lui e il suo vecchio amico e compare Soren Monkey Maffia si vendettero tutti i loro averi pur di comprare i dischi occidentali) ci si perde nell’ammirarne la passione e il sentimento.
A Gabor, così si chiama in realtà, il successo non interessa per niente, e per fare il matto in consolle ha bisogno di parecchie bottiglie di Moskovskaja per superare la sua inguaribile timidezza. Riservatezza che all’apice della popolarità l’ha portato a rifugiarsi nella sua Jena rifiutando ogni ingaggio. Nel 2009 torna sulla scena ma alla fine di quell’anno interrompe lo storico sodalizio dei Wighnomy Brothers dopo ben 17 anni!!
Cambio di vita quindi, e pure nuova label su cui debutta con Thora Vukk, la cui pubblicazione viene annunciata come la nascita di una figlia. Una bellissima bimba perfettamente in salute. Quando si dice dare importanza alla Musica.
Armonie delicate, percussioni sghembe e una soffice cassa in quattro sono la base per malinconici pianoforti e cori di amici, parenti e bambini. La definizione di genere è minimal nel suo valore più alto: pochi suoni profondi e cristallini, ed il silenzio, lo spazio di riflessione lasciato tra una nota e l’altra, a esaltarne l’aspetto contemplativo e onirico. Da notare inoltre la collaborazione con Dj Koze e la presenza nel coro dei direttori della rivista Groove.
Un disco che non si rivolge soltanto alla pista ma anche a chi cerca la giusta colonna sonora per un sonnellino al sole con melodie affacciate sui ricordi.
Tschuss Gabor!

Federico Spadavecchia

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