Bang Face ’11: The Amen

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Hard Crew sei stata messa in guardia, lo sapevi fin dall’inizio che avresti dovuto tirar fuori tutto il coraggio disponibile per questo quarto appuntamento a Camber Sands.
In giapponese l’ideogramma del numero 4 è lo stesso con cui si scrive morte, un presagio che lasciava davvero pochi dubbi d’interpretazione.
Fortunatamente nemmeno un esercito di zombies, vampiri ed assassini psicopatici può tener testa all’armata di James Saint Acid composta dai guerrieri più valorosi del mondo Rave. Che il Bang Face Weekender abbia inizio!!!

Ad aprire il vaso di Pandora dei prossimi tre giorni è stato chiamato una persona davvero speciale, da sempre in bilico tra più universi paralleli: Bez!
L’ex membro degli Happy Mondays, o meglio l’ex pusher visto che lui non suonava alcunchè, qui in veste di vocalist è puro carisma chimico, roba che al confronto il Franchino dei bei tempi era un morigerato Papa boy.
Ed a proposito degli anni ’90 i primi artisti ad esibirsi sono tre veri prime movers della scena Uk hardcore: Bizzy B, Remarc ed Equinox.
I tre tenori mettono in scena un back to back con altrettanti mixer e sei piatti per render chiaro da subito un concetto base: la Old School è più viva che mai ed i giovani d’oggi ne hanno da mangiar panette!!!
bangface2
Siccome repetita iuvant ci pensano gli ex Altern-8, Mark II (cambio di nome per motivi legali), a dare sonore ripetizioni di stile sciorinando quel mix di beats sporchi ed emozionanti che hanno segnato un’intera generazione, ma che ancora oggi hanno la forza di conquistare nuovo pubblico. L’unica megahit proposta a mò di ciliegina sulla torta è Baby DLet me be your fantasy“, 1993 e pelle d’oca!

Tra gli emergenti spiccano i Baconhead, due ragazzi e una ragazza, che riescono ad esprimere chiaramente la loro opinione sul post wonky beat. Da rivedere al più presto.
Torniamo alle leggende ed in cattedra sale Pierre, il padre dell’acid house.
Non avevo grandi aspettative per il Dj americano visto che negli ultimi tempi, specie quando viene a suonare in Italia, si limita schiacciare play su un Pc carico delle hits del momento. Invece lo stronzone mi spiazza alla grande sfoderando vinili ed il lato oscuro e violento del suo wild pitch. Persino French Kiss suona come uno stupro a bordo della Morte Nera.
Nella sala grande intanto è la volta di Clark, alfiere della Warp rec., sferzare la pista con spranghe intelligenti.
clark
Il coloratissimo pubblico del Bang Face è l’assoluto protagonista con i suoi banner bizzarri, i glowsticks ed i giocattoli da spiaggia gonfiabili ma soprattutto un’incredibile empatia; non è un caso che negli anni le facce degli oltre 2000 presenti siano bene o male sempre le stesse, il termine crew rappresenta perfettamente la situazione. Oltre a quelle indigene popolano l’allegro villaggio vacanze Pointins la crew degli Svedesi, che organizzano il prestigioso Norberg Festival (http://www.norbergfestival.com/), quella degli Olandesi che accompagna i devastanti Acid Junkies e la nostalgica/ecstatica 030303 Rave Team, e quindi la nostra crew italiana con tanto di pasta al pesto, soppressata calabrese e castagne al Rum (ringraziamento speciale a Mamma KK).
italian hard crew
Il main event del venerdì è sua Maestà Jeff Mills ed il suo something in the sky.
Un’ora e mezza in cui le gambe rallentano mentre la testa è già dispersa nel cosmo: The Wizard tesse un sogno collettivo manovrando il brillare delle stelle. Decks e 909, bastano questi semplici strumenti per imbastire uno show grandioso quando si ha davvero talento e qualcosa d’interessante da condividere.
Atterraggio movimentato con The Bells e si riprende a sudare con i picchiatori Limewax, bravo ma tutto sommato ordinario, e la coppia Hellfish & Bryan Fury che ci mette al tappeto a tempo record.
La buona notte, si fa per dire, ce la da Mick Harris alias Scorn.
L’ex batterista dei Napalm Death è curiosamente allegro mentre evoca scenari di deprimente alienazione. Il dubstep viene avvelenato da un tossico assenzio, i ravers detestano il sole già alto.

Sia benedetta la fatica di oltre 24 ore in piedi che ci ha permesso di dormire nonostante l’afterhour organizzato dai nostri vicini di casa!!
Il sabato si apre con un ottimo set acid house di Space Dimension Controller, che per tutto il weekend ha fatto coppia fissa con Mark Archer dimostrando una devozione nei confronti della vecchia scuola davvero ammirevole.
Con l’intermezzo di Slugabed si passa ad un altro mitico nome del passato: Adamski!!!
adamski
Peccato che non si sia presentato con le tastiere per un più pratico Macbook, ma che freschezza!!!
Un’energia ed una presa Pop che vagliela a spiegare a tutti questi pirletti dal loop facile (e banale)!!! Il climax lo si raggiunge con un remix terremoto dell’intramontabile Killer e trattenere la lacrimuccia è fatica sprecata.
Caricati come delle molle scattiamo al grido di ATARI TEENAGE RIOT con Alec Empire che non ha perso per niente lo smalto degli esordi. La Techno spinta ai suoi limiti estremi satura gli imponenti Funktion One ritrovando il suo vigore come strumento di lotta politica. Kids are united for the rave-o-lution!!!

Ultimi giri di danze prima di tornarcene tra le lenzuola con l’istrionico Otto Von Schirach, ormai di casa al Bang Face, il tritacarne FFF ed Untold.
Tutto è ormai pronto per la grande festa di chiusura che inizia già al pomeriggio della domenica nel Queen Vic, il pub o sala 3, che ospita colui che avrebbero dovuto chiamare come Dj al ricevimento di William e Kate: Andy Ceephax Acid Crew Jenkison!!!
ceephax
Il djset è un qualcosa di oltremodo spassoso: da Maria Cochitavamos a bailar esta noche” (colonna sonora di Scarface) ai Depeche Mode, a “The Riddle” (sì quella che è stata rifatta da Gigi D’Agostino) ad ancora perle minimal synth di fine anni ’70. Il massimo è stata una mezz’ora a base di sigle di telefilm anni ’60 che si potrebbe interpretare come una lucida presa per il culo a tutti gli attuali Dj finto intellettuali che se la menano con trombette e loop pseudo jazz che manco dal dentista.
Finiti i giochi però si fa sul serio con il live: Tr909, Tr707, Tb303, SH101 e molto altro ancora per celebrare il suono acid e farci sudare come bestie!!
Un grosso punto interrogativo invece per Gonjasufi che anzichè proporre l’album si porta sul palco la band per 20 minuti di punk rock da assemblea musicale a scuola. Boh!
Meno male che le poche certezze rimaste nella vita ce le salva Luke Vibert con un set aggressivamente acido e mentale.
Il concerto dei risorti Leftfield va al di là di ogni più rosea aspettativa: si presentano in tre con una batteria da 10.000 pezzi e tipo 10 sintetizzatori!!!
La musica ci avvolge ma su Afro-Left e Space Shanty mi devo reggere forte alle transenne per non essere spazzato via dalla Bora dei subwoofer mentre dietro di me infuria la tempesta con ragazze che navigano su canotti e un gigantesco Smile che ci da la caccia. Se poi contiamo i visual 3D alle spalle del gruppo il trip è completo.

Un tenore in frac intona il Nessun dorma tra gli applausi di tutti mentre il padrone di casa Saint Acid ci regala l’ultima ora di festa. L’armata delle tenebre è stata sconfitta.
Il Bang Face anche stavolta ce l’ha fatta, questi ragazzi han dimostrato che un altro clubbing è possibile lontano dalle superstar capricciose e da utenti ignoranti, riuscendo ad equilibrare intimità con professionismo, Pop e ricerca. I coraggiosi che si spingono fino a qui sulla Manica sanno che ne vale la pena, per tre giorni si vive insieme sognando le stesse cose; i nomi dei Dj’s sono importanti ma mai quanto il l’atmosfera che si respira ed infatti c’è pure qualcuno che per tutto il tempo non è mai riuscito a mettere un piede dentro le sale!

Federico Spadavecchia

gonfio

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