Spiegare ai Berlinesi perchè ogni weekend migliaia di ragazzi provenienti da tutta Europa invadono la loro città e al tempo stesso raccontare la storia della musica elettronica degli anni zero appena conclusi. Questa è in estrema sintesi la volontà del saggio firmato dal giornalista tedesco Tobias Rapp, che, dopo il grandissimo successo della prima edizione, finalmente viene tradotto in Inglese dalla Innervisions.
Il fatto che sia una casa discografica locale (protagonista dell’ultima evoluzione Techno di questi 10 anni: dalla minimal alla nuhouse) a distribuire un libro ci mette già sull’avviso di quanto sia particolare l’argomento in questione.
I capitoli seguono il corso dei lunghi weekend berlinesi in estate quando si incomincia a ballare il mercoledì sera al Watergate e si finisce al martedì tra Bar25 e Club der Visionnaire sulle rive della Spree.
Non pensiate però di ritrovarvi di fronte ad una serie di anedotti o di consigli su come farvi benvolere dai buttafuori del Berghain, l’analisi dello sviluppo della scena musicale è molto seria e le prime 60 pagine, almeno, sono dedicate al piano regolatore della città, spiegando nei dettagli sia il funzionamento dell’occupazione degli immenasi spazi vuoti lasciati dalla ex DDR, oggi nel mirino di investitori immobiliari, e sia le ragioni economiche che stanno dietro alla capacità attrattiva di Berlino nei confronti di artisti di tutti i tipi. La capitale tedesca infatti, essendo priva di industrie e di imprese di servizi finanziari, ha dovuto cercare le proprie risorse nel settore della cultura.
Tema centrale nella trattazione di Rapp è, come da titolo, l’espandersi delle compagnie aeree low cost che hanno letteralmente riscritto la geografia europea permettendo da un lato ai clubbers di andare a sentire i loro artisti preferiti in un altro stato come fosse un’altra città vicino casa e allo stesso tempo favorendo la circolazione dei Dj che possono accettare date all’estero senza dover alzare troppo il cachet.
Berlino, per la sua posizione centrale e per i suoi due aeroporti low cost, a pochi Km dal centro, è di conseguenza diventata la città ideale per Dj e produttori che vogliono vivere della propria arte e, se poi si aggiunge una politica sociale molto permissiva e a supporto dei giovani, non è difficile capire come mai qui vi siano i migliori locali notturni del Mondo.
Affianco alle descrizioni di club di culto come Berghain, Bar25, Tresor, Watergate, Weekend e WMF l’unico Dj a meritarsi un intero capitolo è Ricardo Villalobos, perfetto esempio di come le correnti musicali possano nascere ovunque (lui cileno ma cresciuto nella storica rivale Francoforte) ma finiscano necessariamente per traslocare a Berlino per svilupparsi e acquisire nuove prospettive.
Federico Spadavecchia