Con la fine dell’anno inizia, come se ce ne fosse bisogno, lo stress delle classifiche di quali artisti, clubs, dischi e quant’altro (e per la categoria miglior buttafuori the winner is……Sven Marquadt!!!) abbiano segnato in maniera rilevante questi ultimi 365 giorni, ma siccome a me le charts non interessano le evito allegramente.
C’è però un album del 2009 di cui è obbligatorio scrivere qualcosa anche se per gli appassionati sembrerà quasi superfluo visto la sua grandezza.
“Tales Of A Kleptomaniac” non solo riporta sul mercato una leggenda del mixer del calibro di Laurent Garnier ma è la prova che anche dentro un piccolo disco luccicante può celarsi un intero universo.
Per comprendere a fondo il prodigio cui siamo di fronte non basta l’ascolto seduti comodi sulla poltrona di casa, personalmente quest’anno ho sentito Laurent quattro volte in tre Paesi diversi: Germania, Italia (a Roma e a Torino) e Olanda.
E solo adesso mi sono fatto un’idea sul suo album.
Intanto la prima cosa che salta subito all’orecchio è che live l’impatto sonoro è totalmente diverso che a casa; certo gli impianti di un club hanno un ruolo importante nella faccenda, così come i remix studiati appositamente per il live, ma non si tratta solo di questo.
L’artista più amato di Francia ha infatti messo su uno spettacolo nello spettacolo: atmosfere che dal nostro stereo fanno da sfondo ad una cena tra amici diventano colonne portanti delle nostre notti insonni e danzerecce (a dimostrazione che per scatenarsi non è unicamente necessaria la cassa in 4).
Se poi ci aggiungiamo l’ulteriore livello della seconda parte del disco, scaricabile attraverso Internet, all’insegna della pura avanguardia e sonorizzazione teatrale il cerchio si chiude: ecco la ninna nanna adatta per riaccompagnarci sotto le coperte.
Dal punto di vista stilistico Laurent ha deciso di dare libero sfogo al proprio talento e di non farsi mancare nulla: ci sono gli house anthems Gnanmankoudji (tributo alla sempre sua The man with the red face) e Back To My Roots (Back To My Technodiziak Roots) (il singolo che ha ridato a Garnier la voglia di suonare nei clubs), c’è l’omaggio a Detroit e allo storico club Yellow di Tokyo (Last Dance @ Yellow), i riferimeti al dubstep, di cui è un grande fan, al rap (da cui è attratto come tutti i Francesi), alla drum and bass, altra sua grande passione, e ai Velvet Underground.
Ogni categoria di fan sarà quindi contenta di ascoltare la propria fiaba preferita in cameretta, salvo poi ritrovarsi negli spettacoli dal vivo a ballare tutti insieme uniti dalla magia della musica.
Federico Spadavecchia