La Techno, come insegna il collettivo Underground Resistance, non è solo un mezzo per la danza ma è anche il veicolo per esplorare il cosmo senza per forza salire su uno shuttle.
La Techno è la colonna sonora che avrebbe voluto Jules Verne per le sue avventure fantastiche.
La Techno è il linguaggio scelto da Fabio Battistetti, in arte Eniac, per raccontarci di un mondo alieno e lontano in sette tracce e due remix; una lingua sconosciuta sì, ma che non ha bisogno di parole nè tanto meno di melodie perchè bastano le vibrazioni, ritmiche ed armoniche, per renderla universalmente comprensibile.
La via maestra è chiaramente quella tracciata dai pionieri minimalisti tedeschi della label Raster Noton (degnamente omaggiata nell’ April’s Riga Remix di December), ma Eniac dimostra di essere capace di saper affrontare un percorso personale: suoni utilizzati a mo’ di ingranaggi di una claustrofobica navicella.
Tintinnii metallici fungono da radar sensoriale per orientarci su paranoici pad abbandonati nell’abisso siderale a vagare senza meta come asteroidi.
Gli accenni alla melodia sono quanto resta del sentimento umano infranto dall’alienazione urbana, per cui ci si può trovare nel centro della città più popolosa ma sentirsi comunque isolati, incapaci di comunicare con gli altri.
Ed allora ecco che si rivela l’importanza di una sinfonia all’apparenza astratta, in cui perfino la voce è filtrata dalle macchine, ma in grado di entrare in sintonia con la nostra essenza più intima sincronizzandoci sulle medesime frequenze.
Il suono che emerge da questo gelido e malinconico rigore nasconde però nel profondo una flebile fiammella funky che ancora brucia e che potrebbe addirittura far ballare i neuroni in cortocircuito.
D’altronde in un mondo governato dall’algida perfezione digitale cosa c’è di più umano e caldo dell’errore?
Il disco è disponibile in download all’indirizzo http://www.chewz.net.
Federico Spadavecchia