Che in Italia la minimal techno spadroneggi in lungo e in largo non lo scopriamo di certo ora, il Salone del Design di Milano era letterlamente invaso da artisti del genere come successe per la scorsa edizione del Dissonanze nella Capitale.
E’ chiaro a tutti che ormai la minimal abbia ormai soppiantato da tempo l’house con la tragica conseguenza di traghettare a bordo di quelle bagnorole della speranza che sono le disco commerciali Dj e clubbers su una sponda della musica che, il più delle volte, avevano sempre disprezzato o più semplicemente ignorato.
Non si tratta solo di una questione di shock nel ritrovarsi a dividere locali ed artisti con gente griffata D&G (cui comunque dobbiamo l’aumento dei prezzi dei grandi clubs e l’appiattimento della qualità delle performance di leggende del mixer nostrane ed internazionali), ma del vedere il mercato discografico preso d’assedio da produzioni del medesimo stampo, la maggior parte delle quali utili giusto a non far traballare il tavolo della cucina.
Fortuna vuole, però, che ogni tanto si riesca a trovare qualcosa di concreto, qualcosa in grado di andare oltre il mero tool da consolle. Lasciamo allora ai grandi nomi della fu house italiana il compitino di scimmiottare le stars straniere, e concentriamoci su ciò che di realmente interessante offre il nostro Paese in queste settimane.
Se ripercorriamo una cartina geo musicale del bel Paese partendo dal Meridione, il primo vinile degno di nota lo troviamo in Sardegna, una regione che con orgoglio può reclamare il merito di aver dato i natali alla nuova generazione techno nazionale esportando Dj e produttori ormai famosi in tutto il Mondo.
Tra questi rientra Matteo Spedicati che firma la quarta uscita della Renovatio records (”Tools From The Flybay”), label locale condotta da quel giovane talento di nome Alessio Mereu che tanto piace a mostri sacri del calibro di Richie Hawtin e Cari Lekebush. Il disco contiene tre tracce dal passo deciso, un suono così pieno da essere diventato il loro marchio di fabbrica, con suoni techy che se da un lato rivendicano la purezza del genere dall’altro non si vergognano di rivelare la loro anima funk.
Continuando il nostro viaggio lungo lo Stivale un’altra realtà su cui vale la pena di soffermarsi è la Tractor records, cui fanno capo il grande Franceso Zappalà e i due giovani (ma con alle spalle già una bella carriera) produttori Giosuè Impellizzeri e Francesco Passantino.
Credo che la parola migliore per definire questa etichetta sia Melting-pot visto che i tre fondatori non solo hanno origini geografiche diverse, ma anche musicalmente le esperienze riunite hanno in in comune solo la passione senza contare che sono anni luce lontane dalla minimale.
Eppure a dimostrazione che quando si conosce davvero la materia ci si può confrontare anche con generi diversi dai soliti, ecco che l’ottava realase by Francesco Passantino strizza l’occhio al dancefloor e al suo ritmo preferito.
Non pensate però di aver capito tutta la storia perché il disco in questione (due pezzi: Ghianda e Cala Magia con i rispettivi rmx di Dandi & Ugo e Groove Rebels) di minimale conserva solo la ritmica e l’andamento; il resto è un concentrato di voci e melodie provenienti dallo spazio, ed in fondo in linea con le teorie minimaliste originali di Detroit, con il sintetizzatore nel ruolo di comandante per questa missione nel cosmo.
Esprimono, invece, la loro ossessione per i vuoti siderali i ragazzi milanesi della Exprezoo rec. che tra tutti sono quelli più attenti al rigor minimal, quello del primo Hawtin (ve lo ricordate quando era un nerd pelato con gli occhiali vero?), e per niente inclini a divagazioni commerciali ritornano nei negozi con l’ep “Baba Republik” di Dario Di Pace.
Tutte e sei le canzoni del disco rispecchiano infatti un perfetto equilibrio tra gli spazi privi di note e una marcata impronta funk, passando dai suoni caldi latineggianti di “Karibes” ed i sospiri di “Baba Republik” alle atmosfere alienanti di “Fog” e “Ripper”.
A concludere questa panoramica è “Arcobaleni/Madagascar” del padovano Spada edita dalla Maripoza. Fedele al verbo Border Community il ragazzo privilegia la ricerca melodica piuttosto che quella sonora e insieme a Zakko, autore del remix presente sul singolo, è uno degli alfieri della scena neotrance italiana. Arpeggi in crescendo e una linea di basso incalzante sono i punti di forza di questa produzione che mirando al cuore degli ascoltatori finisce per trasportarli tutti sul dancefloor.
La situazione nel Paese non sarà buona per mille ragioni, ma almeno abbiamo trovato la musica pe’ passà a nuttata.
Federico Spadavecchia