Montreux Jazz Festival ’07

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Mi ci sono voluti quattro giorni buoni per decidermi a scrivere questo reportage, perchè spesso con le parole non è possibile descrivere l’intensità delle emozioni provate, e nessun dizionario può venirci in aiuto.

Il Montreux Jazz festival è uno degli eventi di musica contemporanea più attesi dell’anno e attira appassionati da ogni angolo del Globo. Giunto già alla sua 41° edizione, il Festival non è più solamente rifugio ideale per i puristi del genere, ma col passare del tempo ha allargato i propri orizzonti abbracciando dapprima il rock e successivamente, proprio in quest’ultimo periodo, l’elettronica.

Appena giunti nella piccola cittadina della Svizzera francese da cui prende il nome ci accorgiamo subito di come una manifestazione di tale portata non possa essere tenuta in nessun altro luogo se non qui: adagiata sulle sponde del Lago di Ginevra, Montreux è la fedele riproduzione di un borgo della Costa Azzurra con tanto di Croisette, alberghi lussosi e Casinò; nemmeno il fitto temporale che ci da il benvenuto può nascondere la sua prepotente eleganza.

Oggi è il sabato conclusivo di una maratona musicale di ben due settimane, e per festeggiare degnamente si è deciso di far organizzare la Festa al massimo esponente della moderna cultura musicale francese Monsieur Laurent Garnier, il quale, per la speciale occasione, ha messo in piedi uno spettacolo di oltre otto ore, coinvolgendo l’artista hiphop Rocè, i Galaxy to Galaxy from Underground Resistence e sè stesso con il suo nuovo live.

La location prescelta è il gigantesco Miles Davis Hall, una struttura a più livelli capace di contenere dentro di sè un auditorium e due clubs per non so quante migliaia di persone.

Quando entriamo nell’auditorium il gruppo rap multi-etnico di Rocè ha già iniziato la sua performance che, a differenza dei nomi americani più in voga della scena hiphop, non è basata sui classici stereotipi del ghetto, dei soldi e delle donne oggetto, ma bensì su un melting pot culturale dove ogni esperienza o suono può essere fonte d’ispirazione.

Manca un quarto alle dieci ed ecco che il palco viene allestito per coloro che hanno dimostrato come non soltanto la Techno possa essere suonata dal vivo con una strumentazione classica ma anche che alla fine dei conti la distanza tra Detroit e New Orleans sia veramente minima.

E proprio come in una chiesa black gospel della Louisina ecco entrare in scena il reverendo accompagnato dai suoi fedeli apostoli: tre tastieristi, un Dj, un batterista, un bassita e un sassofonista. Così tra invocazini d’amore universale e sermoni sulle connessioni tra presente e passato, Techno e Jazz, tradizione e innovazione, il live dei Galaxy to Galaxy ci cattura totalmente…solo pochi attimi per rendersi conto che rileggono in chiave Jazz uno dei pezzi più famosi di Juan Atkins, e poi di nuovo con le braccia in alto a battere le mani a tempo.

Quando poi dopo un’ora di altissima intensità è la volta di Juaguar la folla non può far altro che esplodere in un boato festoso…ecco che in un momento del genere, avvolto dal calore della gente e di quelle magiche note, mi sento come non mi accadeva da tempo in armonia con il Mondo, pervaso come da una Fede ritrovata dopo un nuovo battesimo.

Il Miles Davis Hall ha ormai rivelato la sua vera natura di fonte dell’eterna giovinezza che ci rende insensibili allo scorrere del tempo, ed è per questo che non ci accorgiamo che è già l’ora del live act di Garnier, che fino a quel momento si era limitato al ruolo di presentatore della serata.

Batterie elettroniche, computer, tre musicisti con tastiere, organi elettrici, sax e trombe, questa la strumentazione con cui il Dj parigino porta avanti uno show personale di due ore: sonorità cupe ed cariche di tensione pervadono la sala, le ritmiche passano dai complessi intrecci dell’IDM alle ninnanna blues, con Laurent a sovrastare la scena come nella migliore tradizione dei direttori d’orchestra dirigendo ogni passo dei musicisti anche quando questi paiono improvvisare.

Per quanto mi sforzi mi riesce difficile trovare le giuste parole per raccontare così tanta perfezione. Le ultime fasi del live sono affidate a due grandi classici del suo reportorio a cui il pubblico risponde con una tempesta di applausi: Acid Eiffel e The Man with the Red Face.

E quando ormai le note sembrano essersi esaurite, ecco che su un lato dell’auditorium si apre una porta e noi veniamo risucchiati dentro come spinti dalla corrente del mare. Siamo all’interno del MDH Club dove fino alle cinque si alterneranno in consolle il Dj dei Galaxy to Galaxy e l’instancabile Garnier.

Tuttavia forse per cercare di smorzare le atmosfere esageratamente emotive dei precedenti live sia gli UR che il nostro padrone di casa decidono di optare per sonorità più morbide e friendly, proponendo rispettivamente chigago house con un finale detroit e hi nrg.

E’ incredibile vedere come un genere morto e sepolto come l’hi nrg possa rivivere una seconda giovinezza grazie alle mani di un Dj sapiente che, incastrando con estrema naturalezza pezzi d’n’b con Intergalatic dei Beastie Boys passando per You make me feel dell’intramontabile Sylvester, infiamma il dancefloor gettandolo nel più totale delirio.

Siamo alla fine, stanchi ma col sorriso stampato sulle labbra usciamo dal locale, e mentre passeggiamo sulla Croisette ci imbattiamo nel monumento alla più grande leggenda del rock: Freddie Mercury, che proprio a Montreux aveva trascorso i suoi ultimi giorni prima di spegnersi a Londra nel lontano 1991.

Davanti alla statuta mi pervade uno strano senso di commozione, ma per quanto vissuto fino a quel momento non riesco ad essere triste, così mi trovo sorridente con la pelle d’oca e gli occhi umidi, deve essere un qualche tipo di magia…

Federico Spadavecchia

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