Nuovo album per Luke Vibert, alfiere dell’Intelligent Techno inglese, che prosegue il suo matrimonio con la Planet Mu dando alle stampe questo “We hear you“.
A dispetto di quanto ci si potrebbe aspettare da un nome tanto affermato Vibert non si limita a proporre una variazione sul tema dei suoi schemi topici: fatta salva l’ossessione per l’acid, infatti, si lancia in un’accurata esplorazione di quelle nuove atmosfere Uk Bass tanto care all’ultima neo rave generation.
Il disco d’altra parte si apre proprio con una dichirazione d’intenti, This is the new style (”belief file”), annunciata dallo speaker di una radio pirata, come nei primi anni ‘90 era accaduto per l’house music e successivamente per la Jungle.
E sempre come un programma radiofonico d’altri tempi c’è anche la sigla, la title track “We hear you”, un pezzo disco che, se non fosse per l’evidente alto livello tecnologico-produttivo, potrebbe essere benissimo uscita da una raccolta del Paradise Garage.
La traccia tra l’altro trova continuità storica con l’acid house classica di “Pretty Old Acid Music” e, verso il finale, con il nu liquid funk “House Stabs”, anticipato curiosamente da “Porn Shirtwee”, pezzo a metà strada tra l’happy hardcore di scuola Ceephax e la colonna sonora easy leastening di un film porno anni ‘70.
Il resto è un vortice di melodie lisergiche, ritmica techstep e bassi più grassi del rombo di un trattore.
Il Dj inglese è in pieno controllo del bagaglio dance-culturale accumulato in tanti anni di onorato servizio alle consolle di mezzo mondo, composto da storie antiche (vedi il giusto omaggio ai Kraftwerk di “Marvellous Music Maschine”) e altre talmente avanti da non essere ancora state non scritte, giungendo così ad una costante manipolazione di influenze, un logico ed ironico crossover al servizio del degenero da pista.
Federico Spadavecchia