Club Transmediale ’08: Non è un Paese per Vecchi

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Cosa vuol dire sentirsi a casa in una grande città? Forse conoscere ogni via così bene da poter passeggiare sovrappensiero con la mente altrove, arrivando a destinazione solo con l’istinto? Oppure sta semplicemente ad indicare che in quel luogo abbiamo un sacco di amici e facce note, per cui puoi decidere di buttarti in una strada qualsiasi senza alcuna paura?

La prima volta che sono stato a Berlino è stata durante le vacanze di Pasqua nel 2001, una sorta di gita di V liceo informale (quella ufficiale era saltata…) con tanto di prof di Tedesco al seguito, e da allora ci torno puntualmente almeno una volta l’anno, e non lo faccio esclusivamente per il clubbing o i dischi (certo a loro dedico gran parte del mio tempo e soprattutto del mio portafoglio), ma sostanzialmente è perchè fin da quella primissima tiepida serata trascorsa a camminare a Unter den Linden (il vialone che conduce alla Porta di Brandeburgo n.d.r.) mi sono sentito perfettamente a mio agio: ero a casa.

La Capitale tedesca non rappresenta per niente la sua nazione ed i suoi principali luoghi comuni, bensì è perfetta come ritrovo della gioventù europea tanto vogliosa di nuove idee ed emozioni quanto immersa nella più totale confusione.
In questa città le persone come noi che vivono in un continuo paradosso quotidiano (più siamo ansiosi di apparire seri e professionali durante il giorno e più vogliamo essere allegri cazzoni di notte) trovano un rifugio sicuro, perchè qui puoi permetterti il lusso di essere sempre te stesso in sintonia con l’intera città.

Berlino ha il più alto tasso di disoccupazione della Germania eppure è la meta più ambita dai giovani.

Berlino è stata la capitale del nazismo eppure oggi è la culla della tolleranza.

Berlino ha trasformato la sofferenza in moda ed arte.

Ed è proprio l’arte il motivo, come se poi ne servisse realmente uno, del mio ultimo pellegrinaggio: installazioni, performance, design e dj set, alla fine di Gennaio tutto questo si chiama Transmediale, il festival d’arte contemporanea più importante d’Europa.

Se a questo poi si aggiunge che in quei giorni vi era pure la settimana della Moda nonchè l’anteprima della Berlinale cinematografica, è facile intuire che le ore di sonno sono state inversamente proporzionali al numero di eventi proposti (e così vi dico anche che nei prossimi mesi Berlino farà diventare ubercoolische persino la matematica a cui dedicherà un festival).

Il nostro arrivo in città è previsto di martedì sera, il che è ottimo perchè ci da il tempo per caricare al massimo le batterie in vista del weekend che, però, inizia qui già di mercoledì con il quarto compleanno di Beatport al Watergate.

Il Watergate è senza dubbio dei clubs più seducenti in cui sia mai stato: moderno ma accogliente, spazioso ma rimanendo intimo, e soprattutto dotato di ampie finestre sullo Sprea, che all’alba regalano emozioni da brividi.

Vogliamo poi spendere due parole sulla fantastica selezione alla porta? Per entrare al Watergate non è sufficiente portarsi sottobraccio una giovin e attraente pulzella, ma bisogna anche essere informati sugli artisti della serata e spiegare al buttafuori per quale Dj sia valsa la pena rischiare una morte per ipotermia restando in coda per circa un’ora abbondante.

Ma ve lo immaginate che bello riproporre questo sistema anche in Italia? Sarebbe divertentissimo vedere gli emuli di Costantino e soci cacciati a malo modo perchè non conoscono Raresh…certo i locali sarebbero praticamente vuoti, ma vuoi mettere lo spasso?

Tornando alla festa invece, vi riassumo velocemente quello che in fin dei conti è stato uno showcase gratuito dei Dj’s affiliati al celeberrimo negozio on line: molto ben fatto il live act di Paul Kalkbrenner con le sue atmosfere deep, coinvolgente ma senza sorprese il set di Adam Beyer (un’ora scarsa e per giunta coi soli cdj…), stessa cosa per quello di Gregor Tresher che comunque ho trovato nettamente migliorato rispetto al Nature One (eh, non è che ci volesse poi molto a far di meglio commenterete), molto suggestivo 2000 and One che ci ha cullati fino al sorgere del sole (che a Berlino vuol dire quasi alle otto), mentre Paul Kalkbrenner in chiusura ci fa capire chiaramente il perchè sia divenuto famoso come producer piuttosto che come Dj.

Il giorno seguente, dopo il meritato riposo dei giusti, lo dedichiamo alla parte più concettuale della manifestazione che ha sede nelle sale della Haus der Kulturen der Welt, per gli amici l’Ostrica, meraviglioso centro convegni a pochi passi dal Reichtag nonchè da Strasse des 17 Juni, antico tragitto della Love Parade.

Sorvolando sulla nostra entrata all’italiana attraverso una porta a vetri aperta per manutenzione, l’esposizione ci ha lasciato abbastanza interdetti: nessuna indicazione sul percorso da seguire, installazioni sparse qua e la, una zona misteriosa a pagamento, e centinaia di addetti ai lavori a testa bassa sui loro portatili a scrivere articoli (meno male che non ho chiesto l’accredito sennò altro che vacanza…) o a programmare in MAX/ESP per creare nuovi suoni e visuals, concedendosi al massimo il lusso di un tramezzino accompagnato da un prosecco che in Germania fa molto a la page.

Per il resto ho trovato interessante un sistema di scomposizione dell’immagine che potrebbe dare il titolo ad una nuova compilation della Gigolo, Electro Boutique, ed una macchina dotata di fotocellule e coltello affilato per il poker con le dita, e checché ne possano pensare i Kraftwerk non me la sono proprio sentita di verificare le loro teorie sulla precisione delle macchine.

Alla sera invece faccio il tragico errore di preferire il back to back birra + torneo di K1 in Tv, e mi perdo la nu house di Tricksi (Sonar Kollektiv) al Weekend di Alexander Platz…D’OH!!

“Fortuna che posso rimediare con la serata Disko B organizzata al Tresor..” ho pensato il giorno dopo, gioia che tuttavia dura ben poco.

La nuova location del Tempio della Techno europea è una ex centrale elettrica di dimensioni esagerate e sebbene strutturalmente appaia molto intrigante dopo un giro completo non si può che notare amaramente come il True Spirit non abiti più qui.

La Techno nella sua vorticosa e velocissima evoluzione non aspetta nessuno, neanche chi per anni le ha dato un tetto sotto cui stare, adesso vive al Panorama Bar, mentre il Tresor è invaso da ragazzini e gli artisti preferiscono esaltarsi in tournè piuttosto che alla sua consolle…il set di Jay Denham seppellisce la passione in una cassa martellante al di là di ogni ragione.

Ma sono le sei ed è ora di parlare di Panorama Bar.

Il Berghain/Panorama Bar è infatti il simbolo della Techno moderna, comprendendone quasi tutte le sfumature in particolare quelle minimali, e della pura trasgressione.

Forse è proprio per questo secondo elemento che la vecchia centrale termica nei pressi della OstBahnhof è letteralmente presa d’assalto fino a tarda mattinata (si apre all’una di notte e si chiude alle 20.30), e motivo della terribile selezione che viene fatta all’ingresso.

Già di questi tempi riuscire ad entrare al Berghain è diventato difficile (specie per gli stranieri eterosessuali) come allo Studio 54 nell’era d’oro della disco: alla porta le due teste del Cerbero di guardia sono composte da un antipaticissimo burocrate (che non mi ha fatto entrare solo perchè ero da solo…), e dal celebre fotografo Sven Marquardt; purtroppo è impossibile consigliare come vestirsi e comportarsi per essere ammessi dentro, tutto dipende dall’impressione che date.

Personalmente, pur capendo le ragioni che stanno dietro a questa scelta (il voler evitare l’assedio dei turisti tanto per dirne una..), trovo questo criterio di selezione, al contrario di quella del Wategate, non solo ingiusto ma anche mortificante, perchè non ti permette di dimostrare le tue qualità di clubber e di amante della musica più di ogni altra cosa.

Saltato quindi il party al Panorama (porca troia c’era Passarani), per l’ultima notte berlinese puntiamo sull’Arena, un club molto friendly e accogliente ricavato in un ex fabbrica.

Come di routine nei locali berlinesi l’ambiente è curato nei minimi dettagli e l’impianto suona che è una meraviglia; come bonus extra l’Arena ha una quantità di ragazze bellissime fuori dal comune e Jeff Samuel è in ottima forma.
I suoi caldi beats terzinati animano la festa, sempre in bilico tra minimal e nu house, alternando fasi più dure ad atmosfere sfacciatamente funk.

Durante il party ho il piacere d’incontrare un vecchio amico, Andrea Sartori aka DeepAlso, che grazie al suo album su Persona records (e volendo fare gli sboroni noi lo abbiamo recensito per primi) è stato chiamato ad esibirsi al Maria am OstBahnhof per la parte clubbing della Transmediale. Sembra che il giovane produttore bolognese voglia iniziare a girare con un’orchestra…non vedo l’ora di vedere cosa combinerà!

E mentre le note, la birra (che costa 2.5 E!!), le donne (magari!!!) scorrono a fiumi il tempo fugge veloce fino al momento d’andare via.

La vacanza è stata magnifica, ogni volta Berlino mi fa scoprire cose nuove e posti sempre più interessanti, e se non ci credete chiedetelo al mio amico Sly che da quella sera al watergate è sparito andando a ballare in clubs che neanche i Berlinesi conoscono, salvo poi telefonare un pomeriggio per dirci:”Ragazzi sono ad un after in Alexander platz venite che vi state perdendo tutta la festa!!”….erano le 5 di pomeriggio di tre giorni dopo!!!

Federico Spadavecchia

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