Kevin Griffiths – Cantona Kung Fu – Tsuba rec.
Essenzialmente si tratta di un tool deep/nu house con bonghetti e basso rotolante per sei minuti senza troppe emozioni. A migliorare leggermente le cose ci pensa il solito Sasha Dive con il suo Chicago Blue Chucaracha Dub mix, che pur senza modificare la struttura del brano rende il sound più deciso con un retrogusto house old school.
Prodotti del genere mi fanno tornare in mente la fine del 2001 quando all’apice della popolarità dell’hardgroove uscivano dischi come gli Ingoma di Mark Williams: ottimi suoni, tanta energia ma zero innovazione. In poche parole anche la nu house sta arrivando al capolinea.
My Favorite Robots rec.- Stimulus Package
Anni fa con l’avvicinarsi della Pasqua in Tv si reclamizzava (durante bimbumbam) il Pasqualone, un uovo di plastica con dentro un bulacco di giochi e cazzimme. Oggi invece abbiamo la My Favorite Robots rec. che ci delizia con quello che sempre per i nostalgici sarebbe stato un triplo vinile.
A fare gli onori di casa è Anno con due tracce a metà strada tra la neo trance e la deep: Machine arm ha certamente la stoffa della hit con un andamento prog molto suggestivo ed un basso che ad ogni giro si carica sempre di più fino a quando può finalmente liberare in una volta tutta la tensione accumulata; Nationeyes è invece il classico pezzo di derivazione sashiana da ballare con piccoli movimenti delle spalle e sigaretta in mano, così come James Teej e la sua Cabin Fever.
Il padrone della baracca, cioè Mister My Favorite Robot, si diletta invece a suonare un digeridoo strafatto di peyote nel deserto (Mexican Sunset (in a bad way)), per poi provare a commuoverci con una ballatona anni’80 tutta synth pop e vocoder affettato.
A chiudere la festa ci pensano Nitin e Vandermeer con un’attualissima miscela di minimal e dub.
James Mowbray & Leiam Sullivan – Tell me I can ep – FourTwenty
Potrei parlarvi dell’intrippante atmosfera dark che lo domina a partire dalla title track trasformata poi in una funky star da Christian Prommer, ma la mia attenzione è tutta per Come Out of the Shade, una perla di neo disco folk con tanto di violini irlandesi nascosta in un guscio prog (vedi anche i Kombinat 100 su Acker rec.) metallico e asfissiante. Se vi capita di avere anche una pinta di Murphy’s red allora è il Top!
Moon Unit – Connections – Supersoul rec.
Nuovo gruppo che si butta nel filone cool indie wave, ed effettivamente la loro Connections è una bella storia: voce femminile pulita, synth anni ‘80 e un bel giro di basso per muovere bene il culetto.
A differenza dei loro colleghi di genere, che diciamolo non mi fanno impazzire, i Moon Unit si tengono lontani dalle schitarrate fatte col citofono stile Justice e proprio questa pulzia di suono li rende un qualcosa di più che gradevoli.
Il tocco di classe sta però nei remix firmati Ewan Pearson, dub e vocal, con un’intro a la Russ Ballard del 3000 ed un insieme di tastiere sincopate aperte ad electro interferenze.
Intrusion w/ Paul St. Hilaire – Little Angel Ep – Echospace Detroit
Chiudiamo in bellezza con questo meraviglioso disco proveniente dalla Motor City.
Che questo sia stato l’anno del dub non sono certo io a doverlo dire, e Paul St. Hilaire se ne conferma araldo, capace di portare il Verbo tra gli echi di percussioni spettrali e sopra tappeti di melodie evocative di mondi lontani.
Little Angel è una ventata di dolcezza sul dancefloor (anche se dubito la sentiremo mai su quelli italiani), non deve necessariamente far ballare ma tenerci per mano per tutta la notte.