Global Underground 30 “Nick Warren live in Paris”

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Per parlarvi della nuova compilation della serie Global Underground avrei voluto avere sottomano le foto dei miei viaggi nella Ville Lumiere di modo da esaltare l’armonia ed i contrasti tra la musica e i luoghi in cui questa viene suonata. Tuttavia, grazie ad un paio di genitori tanto cari quanto disordinati, il mio bel progettino va a farsi benedire….e forse è meglio così.

Anzi non trovare quelle foto è sicuramente la cosa migliore che potesse capitarmi, e non alludo soltanto all’imbarazzo che avrei provato a rivedermi immortallato ragazzino nelle pose più stupide umanamente concebili (la prima volta che andai a Parigi avevo circa 12 anni), ma soprattutto al fatto che avrei perso di vista la musica, mio obiettivo principale, in favore di un mare di sciocchezze pseudo-biograficoletterarie.

Ecco, dopo questo lungo preambolo dedichiamoci finalmente a recensire l’ultimo episodio di quella che a ragione può essere considerata LA serie di compilation per antonomasia.

Per undici lunghi anni, infatti, l’etichetta inglese con sede a Singapore ha fornito la giusta colonna sonora a ben due generazioni di clubbers e sottolineato efficacemente le varie evoluzioni con ogni tipo di sfumatura della nostra musica preferita.

Dj guru di fama mondiale, nonchè colonna portante della Global Underground è l’Inglese Nick Warren, cui vengono affidati l’onore la responsabilità di mixare la bellezza di sette cd.

Da Praga al Brasile, da Amsterdam a Shangai passando per l’Islanda, la mente dei Way Out of West arriva infine nella capitale francese dove confeziona un mix elegante, adornato di tutte le qualità che l’hanno reso celebre.

Ecletticità, raffinatezza ed emozioni: queste sono le chiavi di lettura. Contrariamente a chi si sarebbe aspettato l’ennesima miscela di techno minimale, Nick ci regala un primo cd interamente d’ascolto: assoli di piano, ritmiche appena accennate e spezzate, melodie malinconiche ma allo stesso tempo coinvolgenti che ci immergono sempre di più nella sua magica atmosfera, fino a quando la sensazione provata dall’ascoltatore è quella di sentirsi cullato come un bambino nel grembo materno.

E’ proprio proprio in questo momento di idilliaca armonia, dopo esattamente un’ora di set, che inizia il secondo cd con la tensione che comincia a salire: i pads s’incupiscono, la cassa gradualmente passa dai breaks al canonico 4/4 della progressive house britannica con tanto di tribalismi, mentre i giri di synth divengono più aggressivi per poi sfociare in aperti riff melodici perfettamente a loro agio tra i grattacieli a specchio de La Defense.

Complimenti Nick, ancora una volta ci hai dato una grande lezione su cosa vuol dire essere un Dj e sul perchè le Global Underground sono le compilations più amate nel mondo.

Federico Spadavecchia

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