Bodycode live @ Zerodieci Club

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Alan Abrahams con la il suo doppio alter ego Portable/Bodycode è sicuramente l’artista più adatto ad esibirsi in una città ambigua come Genova dove nulla è mai come sembra.

Prendete il circolo culturale 010 ad esmpio: è situato nel cuore del centro storico, ai piedi della torre più antica della città (oltre che l’unica rimasta in piedi), eppure è un locale avanguardista che permette di assaporare il gusto di blasonati locali internazionali grazie ad un’organizzazione concentrata sulla musica prima di qualsiasi altra cosa.

E così sabato scorso tra le sue tinte bianche e rosse abbiamo avuto il piacere di partecipare ad un’altra bellissima festa.
Ad aprire le danze è Stefano Baroffio che, insieme a Gianluca Foglino, gestisce la residenza del Club e della sua pista che ormai conosce a memoria. Stefano, infatti, suona senza neanche guardare la pista ben sapendo e prevedendo le mosse dei suoi avventori. Il suo è un set minimale coinvolgente valorizzato da una tecnica pulitissima.

Sono quasi le due e mezza ed è finalmente ora di Mister Bodycode che ci proporrà il suo nuovo live act.
Armato di laptop scheda audio e un’interessante soluzione di mini controller (che paiono quasi fatti col Mekkano), Alan gestisce contemporaneamente ben 13 campioni alla volta per dare il via ad un’intensa performance.

Devo ammettere che la prima volta che lo avevo sentito dal vivo (ma nelle vesti di Portable) non mi aveva impressionato più di tanto, in fondo si trattava della solita minestrina minimal lievemente insaporita con un dado di aromi latini e nulla di più; ma questa volta, invece, in quanto Bodycode (e dimostrando tutta la sua follia) la storia è completamente diversa.
Si parte subito con una ritmica dura e incalzante e piano piano entrano in gioco elementi percussivi tribalistici e pads atmosferici cupi e viaggiosi. La gente è presa benissimo e oltre a ballare senza fermarsi e a battare le mani sui samples vocali di hit degli anni ‘80, si avvicina alla consolle per dimostrare tutto il suo gradimento.

Credo che il tutto si possa riassumere in un momento della serata quando una ragazza gli si è avvicinata per “provarci” parlando in Italiano quando Alan parla solo Inglese, eppure per un qualche legame empatico che si crea tra due persone fuori testa non solo l’ha capita ma gli ha pure risposto (in Inglese):” Scusa ma sono gay, però se mi trovi degli addictives potrei passarci anche sopra!!!”

A questa risposta scoppiano le risate di tutti quelli dietro e affianco la consolle e il party va ancora avanti, anche perchè Alan, basando la sua performance sui singoli loops e non su pezzi finiti, potrebbe davvero continuare in eterno cambiando i pezzi di un puzzle che ammette infiniti incastri.

La serata scivola veloce e alle quattro e mezza è putroppo arrivata l’ora di chiudere, ed essendo una buia domenica mattina non possiamo nemmeno consolarci con un pò di fugassa genovese appena sfornata….come dicevamo all’inizio tutto ha due facce, in questo caso il sogno e la fredda realtà.

Federico Spadavecchia

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